Il 1° ottobre scorso è stata presentata a Expo Venice una nuova tecnologia, battezzata Venus Swar, messa a punto dall’Enea e dall’Università di Roma Tor Vergata (Uniroma2) per la sorveglianza del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico), il sistema di paratie per difendere la Laguna veneta dall’alta marea. In particolare, servirà a monitorare l’infrastruttura per evitare infiltrazioni di acqua, ma anche eventuali sabotaggi e attacchi terroristici.
“Venus è l’elemento base di un sistema a sciame composto da più veicoli cooperanti e coordinati ed è il risultato di anni di studi dei laboratori di Robotica – ha sottolineato Vincenzo Nanni dell’Enea - una linea di ricerca che prende spunto dall’imitazione delle forme di aggregazione animale e dell’intelligenza di gruppo”.
Questo tipo di formazione robotica a “sciame denso” utilizza decine di droni a distanza di pochi metri tra loro, a differenza delle attuali applicazioni in cui ogni dispositivo naviga a centinaia di metri dall’altro.
I singoli robot, detti anche nodi di rete, costituiscono un sistema wireless sottomarino che utilizza suono e luce per comunicare: il sistema ottico permette di trasmettere rapidamente una grande quantità di informazioni ma solo in acque molto pulite e a brevi distanze mentre il sistema acustico, anch’esso riprogettato specificamente per questa speciale configurazione, ha minori prestazioni ma è utilizzabile in acque ‘sporche’ e a brevi distanze.
Rispetto all’utilizzo di sistemi robotici singoli, sofisticati, ma molto costosi, l’impiego di droni sottomarini in gruppo offre grandissimi vantaggi in attività di sorveglianza delle strutture in mare come piattaforme petrolifere, gasdotti e porti che potrebbero essere bersaglio di attacchi terroristici. Ma non solo. Gli esperti spiegano che la flotta di pesci ipertecnologici bio-inspired potrebbe essere utilizzata anche per la salvaguardia di fauna e flora sottomarine, per il controllo dell’inquinamento e per il rilevamento di reperti archeologici sui fondali.