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Lunedì, 06 Mag 2024

mefQuando si tratta di numeri è facile veicolare un messaggio in modo tale da esaltare gli aspetti positivi e nascondere quelli negativi.

E’ quello che sembra accadere mensilmente con i comunicati stampa del Ministero dell’economia sul fabbisogno dello Stato, che indicano il saldo tra le entrate e le uscite delle amministrazioni centrali:

A gennaio 2016 avanzo del settore statale di 4,6 miliardi di euro (contro 3,2 miliardi di gennaio 2015).

A febbraio 2016 fabbisogno del settore statale a 9,9 miliardi.

A marzo 2016 fabbisogno del settore statale a 20,9 miliardi.

Ad aprile 2016 fabbisogno del settore statale a 8,2 miliardi.

A maggio 2016 fabbisogno del settore statale 1,6 miliardi (era 4,3 miliardi a maggio 2015).

Tutto vero, ma - come si può notare - nei mesi in cui il confronto è favorevole viene indicato tra parentesi anche il dato dell’anno precedente (un avanzo maggiore a gennaio e un fabbisogno minore a maggio), quando, invece, la situazione è in peggioramento, viene tralasciato (febbraio, marzo e aprile).

E mentre lo scorso anno ogni mese si dava ampia enfasi (nel testo o nel titolo) al fatto che il fabbisogno cumulato era in netto miglioramento rispetto al 2014, quest'anno il raffronto non viene proposto, in quanto sfavorevole.

Tra gennaio e maggio 2016 è stato, infatti, accumulato un fabbisogno di 36,3 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto a quelli che erano serviti nello stesso periodo del 2015 (33,8 miliardi), che diventano 4,6 se si considera che quest'anno la Banca d'Italia ha versato con un mese di anticipo nelle casse dello Stato 2,15 miliardi di euro di utili. All’appello mancano, però, circa 1,5 miliardi di euro di canone Rai che quest’anno sarà addebitato sulla bolletta dell’energia elettrica a partire da luglio prossimo.

I comunicati stampa del Mef rappresentano, dunque, un modo poco obiettivo di comunicare la realtà dei fatti, che finisce per destare una certa diffidenza verso l’informazione di stampo governativo.

Sarebbe certamente più apprezzabile se, senza trucchi e senza inganni, si dicessero le cose come stanno, nel bene e nel male. Senza sconfinare nella propaganda.

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