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Venerdì, 03 Mag 2024

tina anselmiCon Tina Anselmi se ne è andata una protagonista della nostra storia democratica.

Decise, a soli 17 anni, di prender parte attivamente alla Resistenza dopo esser stata costretta dai nazi fascisti ad assistere a Bassano del Grappa all'impiccagione per rappresaglia di 31 prigionieri.

Con il nome di battaglia di «Gabriella» diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor e successivamente passa al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà.

Nel 1944, pur provenendo da una famiglia socialista, ma essendo fortemente cattolica, scelse di iscriversi alla Democrazia Cristiana e partecipò attivamente alla vita di partito.

Continuò la sua battaglia per la democrazia e i diritti da sindacalista, prima con la Cgil e, dalla sua nascita, nel 1950, con la Cisl come dirigente, prima dei tessili e, dal 1948 al 1955, degli insegnanti elementari.

Quindi, fu rappresentante dei giovani democristiani dal 1958 al 1964 quando venne eletta componente del comitato direttivo dell'Unione europea femminile.

Dal 1968 venne eletta al Parlamento dove resterà fino al 1992 occupandosi di lavoro e previdenza sociale, igiene e sanità, affari sociali, dei problemi della famiglia e della donna. A lei si deve la legge sulle pari opportunità, una legge all'avanguardia a tutt'oggi in larga misura inapplicata.

Prima per tre volte sottosegretario al Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, poi dal 29 luglio 1976 diventa Ministro del lavoro.

Prima donna Ministro, dopo trent'anni dal voto alle donne.

Successivamente, assumerà l'incarico di Ministro della Sanità, dove sarà decisiva per il varo della riforma che introdusse il Servizio sanitario nazionale. Una legge all'avanguardia per quei tempi, una legge che dava seguito al diritto universale alla salute sancito nella Costituzione del 1948.

Una riforma, quella sì, che fece crescere i diritti in Italia e grazie alla quale - ancora oggi che il diritto alla salute, a causa dei tagli operati dai vari governi da vent'anni a questa parte, è sempre più in bilico – il popolo italiano è uno dei più longevi al mondo.

Sempre da Ministro della Sanità, nel 1978, nonostante le pressioni del Vaticano, firmò la legge sull’aborto, pur non avendola votata in Parlamento

Il suo spirito profondamente democratico la portò a impegnarsi in prima linea per far luce sulle vicende della Loggia massonica P2. Nel 1981, nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta, che chiuse i lavori nel 1985, con la sua relazione conclusiva, riuscì a far emergere, molto più di quanto non avessero fatto gli inquirenti, la reale gravità del progetto eversivo di Licio Gelli e dei suoi accoliti.

Una relazione quanto mai attuale oggi, alla luce del progetto di “riforma” costituzionale sul quale andremo a votare e di tante sciagurate leggi approvate nell'ultimo ventennio, che hanno eroso di giorno in giorno quei diritti per i quali tanti eroi della Resistenza, come la nostra Gabriella-Tina, hanno perso o rischiato la vita.

La sua attività di presidente della commissione d'inchiesta sulla P2 costò cara alla Anselmi che dal 1992 non venne più eletta. La politica italiana era già alla deriva, già si allontanava da quella democrazia disegnata dai padri costituenti, tant'è che mancò un'occasione storica per riavvicinarsi ai cittadini eleggendo Tina Anselmi alla Presidenza della Repubblica.

Se fosse stata eletta sarebbe stata sicuramente amata da tutti (o quasi) gli italiani, come lo fu un altro grande democratico: Sandro Pertini. Ma, soprattutto, avrebbe riavvicinato noi tutti alle istituzioni.

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