La formazione dell'esprit in Francia, di Carl Schmitt, Il melangolo, Genova, 2015, pp. 130, euro 14.
Recensione di Roberto Tomei
L'antologia di saggi scelta da Il melangolo per il lettore italiano e affidata alla cura di Carlo Pontorieri offre uno spaccato della produzione schmittiana, che va dal 1925, data di pubblicazione del piccolo saggio sull'Illiria, al 1954, l'anno in cui il giurista di Plettembrg dà alle stampe una breve nota sulla sua terra natale, il Sauerland.
Al centro dell'antologia c'è il saggio da cui prende il titolo la raccolta, ossia quello sulla formazione dell'esprit in Francia per mezzo dei legisti, in cui Schmitt spiega come nei grandi momenti di conflitto e nella disperazione della guerra civile, il legista francese, come non avvenne in nessun altro popolo, sia stato portavoce e battistrada nella storia dell'unità nazionale. Ciò spiega perché lo spirito francese sia spirito giuridico e la lingua francese sia, per questo, più di ogni altra lingua, lingua giuridica, il divenire della nazione francese avendo ricevuto l'impronta decisiva proprio dal legista.
Ma molto interessante si rivela anche il saggio su "Il diritto pubblico generale tedesco", che risale al 1940 ma anticipa nodi cruciali della riflessione di Schmitt, che poi troveranno il loro culmine teorico nella famosa conferenza del 1944 su "La condizione della scienza giuridica europea", tradotta in italiano nel 1995.
Il giurista di Plettemberg aveva, infatti, già chiaro che la storia e lo sviluppo del diritto dei popoli europei erano stati una vicenda di reciproche recezioni, dovendosi intendere per recezione "un alterno processo di incorporazione, di adattamento e perfezionamento, spesso legato a forti resistenze, capace di ripercuotersi anche sul diritto recepito".
Anche se di minore importanza, non meno interessanti sono gli altri saggi, che risulteranno sicuramente graditi agli appassionati italiani del grande e controverso giurista tedesco.