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Sabato, 04 Mag 2024

American Ultra, di Nima Nourizadeh, con Kristen Stewart, Jesse Eisenberg, Walton Goggins, Topher Grace, Connie Britton, John Leguizamo, Bill Pullman, Tony Hale, durata 96’, nelle sale dal 30 giugno 2016, distribuito da Leone Film Group e Key Films.

Recensione di Luca Marchetti

E’ divertente notare come anche a Hollywood, una delle industrie più meritocratiche del mondo, (in questo caso, per merito intendiamo solo la capacità di creare profitti e possibili successi commerciali per gli studios), l’ascesa mediatica e professionale del giovane Max Landis abbia suscitato, tra addetti ai lavori e stampa di settore, alcune discussioni sull’importanza di essere “figli di papà”.

Max, com’è facile intuire dal cognome, è il figlio del mitico John Landis, regista di Blues Brothers e figura chiave del cinema americano degli anni ottanta. Il rampollo, oltre ad essere un iper-attivo frequentatore di social network e un irriducibile fan di cultura pop, è salito alla ribalta alcuni anni fa per lo script di un piccolo e anomalo film di fantascienza, Chronicle, di Josh Trank, dove tre adolescenti si ritrovano per caso con incredibili superpoteri.

Il film, anche per la novità e il budget irrisorio, è stato un enorme successo, proiettando Trank e Landis nel mondo delle produzioni mainstream. Se la carriera di Trank, però, ha avuto un arresto forse irreversibile con il fallimento de I Fantastici Quattro (dove la produzione, si dice, sia arrivata addirittura ad allontanarlo dal set), i lavori del giovane Landis hanno avuto ben altra fortuna.

Supportato da un enorme ego (di cui fa continuo sfoggio), lo sceneggiatore è stato coinvolto in diversi progetti, dai risultati non sempre esaltanti, come la rilettura post-moderna di Frankenstein.

L’ultimo, American Ultra, rientra in pieno in questa scia, figlia della convinzione del proprio autore (come un novello Tarantino) di poter rendere commercialmente interessanti progetti graditi solo allo stesso Landis.

Il film è una sorta di mix action tra lo spy movie moderno della saga di Jason Bourne e la commedia stoner Strafumati, di David Gordon Green. Vi è, infatti, Mike, un giovane commesso che vive insieme alla ragazza Phoebe in una cittadina anonima degli Stati Uniti che, tra uno spinello e una birra, si ritrova accerchiato da un commando di sicari di una non meglio specificata associazione governativa. Nel momento del pericolo, Mike si scoprirà un agente dormiente super-addestrato, capace di sgominare con glaciale e spietata efferatezza i suoi nemici.

Lo spunto iniziale, non certo originale, ha una sua forza, ma a pesare sui risultati finali è senza dubbio l’incapacità dell’autore (sull’anonimo regista Nima Nourizadeh non ce la sentiamo di sbilanciarci) di andare oltre la scrittura nel suo sogno autoriferito, da nerd strafumato.

Anche l’interessante cast messo assieme - dove ai due divertenti protagonisti (la coppia Jesse Eisenberg e Kristen Stewart, all’ennesima collaborazione, dimostra di avere un’alchimia rara) sono affiancati ottimi caratteristi televisivi, come Connie Britton e soprattutto l’inquietante Walton Goggins - è lasciato in balìa di una sceneggiatura sciatta, che fa saltare subito l’equilibrio instabile tra azione e commedia.

Da oggi nelle sale italiane, nella più classica delle uscite tecniche estive, American Ultra probabilmente non segnerà in negativo la carriera di Landis (è già coinvolto in altri progetti ambiziosi) ma dovrebbe essere un buon monito per lo sceneggiatore per sopravvivere a un sistema pronto ad abbandonarti al primo, vero, passo falso.

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