Black Mass, di Scott Cooper, con Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Dakota Johnson, Rory Cochrane, Kevin Bacon, Adam Scott, Corey Stoll, Peter Sarsgaard, Jesse Plemons, Julianne Nicholson, Jeremy Strong, durata 122’, nelle sale dal 8 ottobre 2015, distribuito da Warner Bros.
di Luca Marchetti
Per la sua terza regia, il regista e sceneggiatore statunitense Scott Cooper ha scelto di fare le cose in grande. Dopo aver realizzato un piccolo country movie con un sublime Jeff Bridges (Crazy Heart) e un solido dramma proletario con un cast impressionante (Out of the Furnace), Cooper, nella sua personale prova del nove, sceglie di affrontare un gangster movie ambiziosissimo, il racconto della vita e dei deliri di Whitey Bulger, il padrone di Boston, il criminale che ha tenuto in scacco l’Fbi per decenni.
Cooper, un po’ folle e un po’ furbo, decide di affidare la parte principale di Black Mass a Johnny Depp, il divo ormai impaludato in una carriera in caduta libera, persa tra saghe noiose e pellicole completamente sbagliate.
Sotto un make-up invadente, Depp, probabilmente consapevole di avere per le mani il ruolo ideale per rilanciare la propria stella, regala una performance davvero sentita ed efficace. Tra personaggio e interprete c’è sempre una sottile linea di distacco, Depp non riesce mai a entrare veramente nel personaggio e a fondersi con lui (e il trucco di certo non aiuta), ma la dedizione che l’attore mette per superare questa contraddizione e l’impegno recitativo che traspare in ogni singola scena sono ammirevoli.
Vedere un ex-grande attore ritrovarsi finalmente in un ruolo imponente, ammirarlo e divertirsi dopo aver messo da parte il suo sfiancante repertorio di smorfie e mosse, lascia ben sperare per il suo futuro.
Un grosso aiuto arriva anche dalla statura del personaggio e dal suo peso all’interno della pellicola. Whitey Bulger, feroce diavolo albino, sempre in bilico tra una fredda intelligenza e la pazzia più pericolosa, è, infatti, il cuore pulsante del film, il magnifico e mostruoso parassita che succhia linfa a ogni scena, a ogni co-protagonista.
Nello splendido cast di comprimari messo insieme da Scott Cooper, che passa da un Benedict Cumberbatch di maniera fino a un febbrile Peter Sarsgaard, sono pochi a reggere il peso del confronto con il mastodontico protagonista.
Giusto Joel Edgerton, ambiguo agente Fbi mosso dalla propria avidità, compete con l’orco dallo sguardo di ghiaccio, non ne rimane schiacciato ma, anzi, riesce a enfatizzare la propria tragica statura.
Guardando molto ai classici del genere, soprattutto alla lezione di Martin Scorsese (il riferimento anche filologico a The Departed è palese), Cooper dimostra la sua attrazione verso un cinema classico, basato principalmente su storie semplici e personaggi solidi. L’ascesa e la caduta di Bulger, le sue vittime, il suo gioco con le forze dell’ordine, sono solo le tappe di una parabola che procede fluida e scontata di fronte ai nostri occhi.
Black Mass non è un film che osa, che punta al gioco narrativo o al colpo di regia audace. E’, invece, un film onesto che, non prendendo in giro nessuno, regala al proprio pubblico quello che ci si aspetta: del sano, nerissimo, intrattenimento.
critico cinematografico