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Mercoledì, 24 Apr 2024

In tre articoli del Foglietto (il 9, il 16 e il 30 giugno), ci siamo occupati delle iniezioni pressurizzate di fluidi di scarto che l'industria petrolifera effettua in Val D'Agri, in una delle zone a massima pericolosità sismica in Europa.

Nessuno può escludere che simili operazioni possano "innescare" terremoti devastanti specialmente se avvengono nelle aree epicentrali di terremoti precedenti come quello di Montemurro del 1857 che, con una magnitudo Richter stimata attorno a 7, provocò molte migliaia di vittime.

Questo è stato messo in evidenza da una Commissione internazionale di esperti, chiamata ICHESE, in relazione alle scosse che hanno colpito l'Emilia nel maggio del 2012.

Da un articolo del 19 ottobre, abbiamo saputo che a Potenza recentemente si è svolto un convegno che aveva come argomento proprio questo delicatissimo problema.

Si pensava che nell'occasione venisse chiarita la questione di due visioni "ufficiali" molto diverse della geodinamica della zona.

Ne abbiamo parlato nei precedenti articoli: un gruppo del Cnr suggerisce una faglia attiva molto superficiale e apparentemente molto pericolosa proprio nel luogo ove avvengono le reiniezioni.

Decisamente diversa, invece, è l'interpretazione che dà dei dati disponibili un gruppo di sismologi dell'Ingv.

Entrambi gli studi sono stati pubblicati in una rivista scientifica prestigiosa.

Chiaramente non ci troviamo di fronte a una disputa puramente accademica o a una gara a chi è il più bravo. La questione è serissima e l'incertezza o discrasia che dir si voglia andrebbe risolta prima possibile, visto che è in gioco la vita di molte persone.

Quello che colpisce, leggendo l'articolo, è che nessuno del gruppo dei sismologi Ingv fosse presente al convegno.

Un fatto che può avere tante spiegazioni diverse, ma che purtroppo si ignorano. La cosa certa, invece, è che le proposte avanzate nell'articolo appaiono inquietanti.

Uno degli autori del gruppo Cnr propone di installare o sta già installando una rete sismica molto sensibile nella zona in modo da interrompere le iniezioni di fluidi nel caso si osservassero variazioni particolari nella microsismicità.

Non è detto che l'immissione di fluidi pressurizzati abbia effetti immediati. Potrebbe essere troppo tardi quando eventualmente si cominciassero ad osservare anomalie; in altre parole l'immissione costante di fluidi potrebbe avere un effetto cumulativo improvviso e imprevedibile.

Non sembra nemmeno spiegato che tipo di anomalie si pensa di osservare e come queste eventualmente si correlano alla possibilità di scosse violente.

Sarebbe doveroso dipanare una volta per tutte questa vicenda.

In altre parole, gli esperti formalmente addetti alla difesa dai terremoti ci dicano se in Val D'Agri nel breve periodo si possono creare le condizioni per un forte terremoto o se coloro che vi vivono possono stare tranquilli.

Se non è possibile rispondere a questa domanda lo si dica chiaramente e si applichi il principio di precauzione.

Quello che comunque non si deve fare è illudere la gente che con un po' di strumenti si possa tenere "la situazione sotto controllo".

Quindi, ancora una volta, chiediamo: nel luogo di reiniezione dei fluidi di scarto petroliferi, c'è o non c'è una faglia in grado di generare terremoti devastanti?

Ricordiamo che negli ultimi tre eventi sismici abbiamo avuto più di 600 vittime e migliaia di feriti. Potevano essere in gran parte evitate se:

- nel 2009, a L'Aquila qualcuno non avesse rassicurato la gente in televisione e se lo stato di emergenza richiesto dal Sindaco fosse stato concesso,

- nel 2012, in Emilia, la Commissione Grandi Rischi si fosse ricordata che sempre o quasi le scosse possono venire a coppie e che la seconda può essere la più pericolosa,

- nel 2016, prima della scossa di Amatrice, la stessa Commissione si fosse posta il problema di analizzare accuratamente come la sismicità dell'Appennino Centrale si stava evolvendo.

Dati e competenze per evitare queste stragi erano e sono disponibili.

È auspicabile allora che ci si dedichi in modo organizzato e costante a questo problema e si abbandonino inutili velleitarismi, talvolta addirittura ridicoli, su previsioni di varia natura ...

Si ricordi, per meglio comprendere, come fu gestita la lunga e pericolosa sequenza sismica umbro-marchigiana del 1997-98.

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