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Giovedì, 16 Mag 2024

AbbecedarioL’abbecedario di Montecitorio. La Camera dei Deputati in un surreale dizionario dalla A alla Z, di Ilaria Capua, Editore in Edibus, Arcole, 2015, pp.107, euro 12,50.

Recensione di Roberto Tomei

Virologa di fama internazionale, approdata alla Camera dei Deputati come eletta nella lista di Scelta civica, in cui è stata candidata dietro espressa richiesta di Mario Monti, Ilaria Capua riporta in questo ironico ma garbato libretto la sua esperienza in Parlamento, dove ha rivestito il ruolo di Vicepresidente della Commissione Cultura, scienza e istruzione.

Due le invarianti del volume: la sua costruzione secondo lo schema consolidato (si pensi, fra gli altri, soprattutto a Flaubert) del Dizionario e il ricorrente parallelismo tra il comportamento animale e quanto si verifica nella Camera dei deputati e dintorni.

Veniamo così a sapere che il Palazzo è pieno di divanetti, ma che i deputati, spesso alla ricerca di qualcuno con cui conversare, occupano più o meno sempre gli stessi, nel senso che è “difficile vedere parlamentari di sinistra che si siedono dal lato della buvette, zona riservata prevalentemente a quelli di destra”. I parlamentari, insomma, si dividono lo spazio, un comportamento simile a quello degli animali: “come il cane non va a dormire nella cuccia del gatto, ma sia cani che gatti sono autorizzati a dormire sul lettone, così i parlamentari si spartiscono gli spazi di conversazione”.

Come capita di vedere in tv, sono poi abbastanza frequenti, specie in certe occasioni, i comportamenti “bizzarri e inadeguati” cui i parlamentari ricorrono per farsi notare, ricalcando un po’ quel che è l’esibizionismo animale. Al riguardo, l’autrice ricorda di aver visto un deputato “tirarsi fuori dalla giacca una spigola appena comprata dal pescivendolo, esibita sgocciolante al Presidente della Camera”. Questa del farsi notare, però, per i deputati è quasi un’ossessione, che si manifesta sia all’interno del gruppo di appartenenza, un po’ come avviene fra gli scimpanzé, sia fuori del Palazzo, visto che, come nella prossemica animale, tutti sembrano cercare il contatto “visivo e fisico” con chi ha avuto un’apparizione a Porta a Porta, dove “ l’importante non è il contenuto dei tuoi discorsi, ma il fatto di esserci stata”.

Con poco rispetto per la solennità del luogo, in Parlamento si verificano anche diversi episodi di maleducazione, con momenti di pura cattiveria gratuita, un’aggressività distruttiva che Konrad Lorenz considerava una prerogativa umana, estranea al mondo animale. In un episodio del genere racconta di essere incappata anche l’autrice del libro, avendo subito proprio in Commissione un pesante attacco, in cui si sentì così mortificata da abbandonarsi al pianto.

Passando dal faceto al serio, Ilaria Capua ci comunica anche l’acquisita consapevolezza di quanto siano complessi e articolati i problemi degli italiani e di quanto poco possa contare il singolo deputato nell’ingranaggio della macchina parlamentare. Giustamente, perciò, si ascrive due meriti: la sollecitazione, poi trasformata in provvedimento dall’allora ministro Saccomanni, di esentare enti di ricerca e Onlus dal pagamento dell’Imu, risparmiando così fondi da investire in ricerca, e, soprattutto, l’approvazione all’unanimità del suo parere per un’assegnazione più meritocratica e trasparente del fondo ordinario per gli enti di ricerca.

Risultati di per sé non da poco, ma che risaltano ancor più se confrontati con quelli di tanti parlamentari del cui passaggio non si conserva memoria.

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