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Venerdì, 29 Mar 2024

Sull’ultimo numero del Foglietto ho scritto una nota su due articoli - pubblicati a distanza di pochi mesi sulla stessa rivista scientifica e sullo stesso argomento - che arrivano a conclusioni molto diverse.

L'argomento è l'attività sismica indotta dalla iniezione di fluidi nel pozzo Costa Molina 2, in località Montemurro, Val D'Agri.

Su questo pozzo vengono iniettati i fluidi di scarto provenienti dai vicini pozzi petroliferi.

La mia nota ha suscitato qualche interesse e molta irritazione.

Iniettare fluidi, magari molto pressurizzati, in una delle zone a maggior pericolosità sismica d'Europa è infatti una questione oltremodo delicata.

Fra le possibili cause dei terremoti emiliani del 2012 una commissione internazionale, denominata ICHESE, istituita dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero dello Sviluppo Economico, aveva inserito anche le iniezioni di fluidi connesse alle estrazioni petrolifere svolte nella zona epicentrale.

Alle attività dell'ICHESE hanno contribuito i maggiori enti nazionali che si occupano di sismologia, addirittura, il coordinatore della sezione sismologica della Grandi Rischi vi ha partecipato come osservatore.

Insomma le affermazioni dell'ICHESE, mai smentite, hanno tutto il valore dell'ufficialità e devono essere prese molto seriamente.

Vista la delicatezza dell'argomento, ho riletto molto accuratamente i due lavori, pur nei miei limiti  di comprensione.

A mio avviso, ci troviamo di fronte a due articoli con una credibilità scientifica molto diversa.

Il secondo, quello dei sismologi dell'INGV, è un buon esempio di sismologia moderna, che evidenzia ed applica in modo ineccepibile i grandi progressi che negli ultimi anni si sono avuti nella compressione della fisica della sorgente sismica.

Nel primo lavoro, quello dei geologi, se ho ben capito, si estrapola da un profilo geoelettrico una faglia attiva che, partendo dalla superficie, arriva fino a una profondità di tre o quattro chilometri, senza neanche una correlazione con dati sperimentali!

Una faglia che addirittura s'incurva per incontrare gli ipocentri delle piccole scosse registrate non so da quali strumenti durante la reiniezione.

Pur consapevole dello scarso valore delle mie opinioni, mi permetto queste considerazioni proprio perché siamo in una zona ad alta pericolosità sismica, sollecitata da iniezioni di fluidi pressurizzati da un decennio!

Per questo, ogni possibilità, ogni valutazione va considerata con estrema cura prima di essere scartata!

Se i risultati di quel lavoro hanno un qualche fondamento, se l'ipotesi dell'esistenza di una faglia come quella appena descritta ha anche una minima possibilità di conferma, allora è  assolutamente necessario interrompere definitivamente le iniezioni di fluidi. E augurarsi che non siano già stati eccitati processi irreversibili che potrebbero portare a eventi come quello del 1857.

Ricordiamo che il terremoto del 1857, con epicentro a Montemurro, ebbe una magnitudo 7  stimata e provocò migliaia e migliaia di vittime.

Non si tratta, quindi ,di giocare a chi è più bravo, ma di utilizzare al meglio possibile le competenze disponibili. Anche capire come sia stato possibile che un lavoro simile sia stato accettato da una rivista internazionale prestigiosa.

Appare evidente che i sismologi dell'INGV si debbano esprimere su una situazione tanto delicata. La loro etica di ricercatori di indubbio livello farà certamente sentire questo come un loro dovere.

La questione avrebbe già dovuto esser risolta nettamente dal precedente presidente dell’INGV.

Ad ogni buon conto, per noi cittadini, è estremamente importante dipanare la fattibilità di iniezioni di fluidi in una delle zone del Paese a maggior pericolosità sismica: il lavoro pubblicato dai sismologi è un buon  punto di partenza ma il cammino verso decisioni condivise e responsabili è ancora lungo. Molto lungo.

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