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Lunedì, 29 Apr 2024

Come è noto, quando un ente pubblico entra a far parte, sia come mandatario che come mandante, di un’associazione temporanea di imprese o di scopo, è necessario che ciò avvenga a seguito di regolare deliberazione del cda e che il relativo contratto con gli altri soggetti partecipanti  venga sottoscritto innanzi a un notaio e annotato ex lege sul repertorio dei contratti, vale a dire su un registro regolarmente bollato e vidimato, di cui tutti gli enti pubblici sono dotati.

A volte, però, questi elementari principi sembrano sfuggire a qualche amministratore pubblico, e quando l’amnesia finisce per riguardare un importante ente di ricerca, che risponde al nome di Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), un certo clamore è assicurato e, se succede per più di una volta, il clangore è assai più forte.

Era già accaduto qualche mese fa che l’Ingv decidesse di partecipare a un’associazione temporanea di scopo, senza che però la procedura fosse rispettata. A segnalarlo fu un plico anonimo che, non senza polemiche, venne protocollato e  finì all’esame sia dei revisori dei conti che del responsabile per la prevenzione della corruzione, Tullio Pepe, i quali, unanimemente, concordarono sulla illegittimità dell’operato.

L’adesione dell’Ingv all’associazione, infatti, era stata sottoscritta dal presidente dell’ente, in carenza di assenso del cda, del suggello del notaio e dell’annotazione nel libro repertorio.

In considerazione del fatto che l’accordo aveva già partorito gran parte dei suoi effetti, i soloni di via di Vigna Murata consigliarono di metterci una toppa (leggasi: annullamento dell'addendum) e così calò il silenzio.

A distanza di qualche mese, esattamente la scorsa settimana, un articolo del Foglietto ha riproposto all’attenzione dei lettori il caso di un altro raggruppamento di imprese (capeggiato dalla società consortile Maris, partecipata dall’Ingv e presieduta da un suo dipendente), al quale raggruppamento l’Ingv il 13 ottobre ha manifestato l’intenzione di aderire in virtù di un decreto, firmato con procedura di urgenza dal presidente, senza attendere la costituzione del nuovo cda (che è avvenuta 3 giorni dopo), che ora dovrà ratificarlo.

A supporto di tanta fretta, si è letto nelle premesse del decreto presidenziale, che il committente (la Marina Militare) avrebbe posto il 16 ottobre 2015 come termine per acquisire  la predetta manifestazione di volontà da parte dell’Ingv.

Nelle premesse del decreto – scriveva il Foglietto – non verrebbe, però, citata alcuna nota con la quale l’amministrazione committente avrebbe inoltrato la richiesta.

Imbattendosi nel sito della Ministero della Difesa, non si può fare a meno di notare un avviso del 16 ottobre 2015, che testualmente recita: “Navarm (Direzione armamenti navali, ha in programma l’acquisizione delle sottonotate prestazioni mediante la stipula del relativo contratto con procedura negoziata: CIG Z2316515A2- PNRM E.F. 2015 – Scheda a2014.031 dal titolo S3MAG-II “Sistema Sperimentale per la Segnatura MAGnetica di navi militari”– Società MARIS s.c.a.r.l. di Roma (Mandataria) e Società INGV di Genova, EDGELAB s.r.l. di La Spezia e SITEP ITALIA S.p.A. di Santo Stefano di Magra (SP) (Mandante)”.

Ma allora, l’associazione di imprese tra Maris, Ingv, Edgelab e Sitep Italia è già stata costituita oppure no?  E che c’entra la società INGV di Genova? Forse l’ente di via di Vigna Murata è estraneo alla vicenda?

Ma sempre in tema di raggruppamenti, dallo stesso sito della Difesa, ne emerge un altro, che risale al 15 ottobre 2013, che vede partecipe sempre l’Ingv, questa volta in compagnia della ditta Skytech srl (mandataria) e dell’Università di Genova, e le cui prestazioni - per una commessa di ammontare di poco superiore ai 210 mila euro - sarebbero iniziate il 3 marzo 2014 per concludersi il 5 dicembre successivo.

Anche in questo caso l’Ingv sembra aver aderito al raggruppamento con una procedura diversa da quella ufficiale, senza il consenso del cda che, all’epoca, era pleno jure. Al contrario, l’altra amministrazione pubblica presente del raggruppamento, l’Università di Genova, ha fatto le cose in regola, acquisendo l’ok del cda dell’Ateneo nella riunione del 13 dicembre 2013.

Forse, per l’Ingv, sarebbe il caso che qualcuno facesse un po’ di chiarezza. Ce n’è davvero bisogno.

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