Il 29 dicembre scorso, la rivista scientifica eLife ha pubblicato una ricerca condotta da alcuni studiosi, coordinati da Marwa El Zein dell’Istituto francese di sanità e ricerca medica (Inserm) e della Scuola Normale Superiore di Parigi.
Lo studio fornisce una spiegazione scientifica alla forza che ci permette di reagire di fronte al pericolo, stabilendo che chi, in genere, possiede un carattere ansioso e in perenne stato di “allerta” è in grado di capire in pochi millesimi di secondo un pericolo imminente.
Lo stato di "iper-vigilanza", tipico delle persone ansiose, consente ai segnali di allerta di sollecitare in tempi fulminei i settori del cervello responsabili delle reazioni, scatenando un aumento dell'adrenalina, che permette una risposta tempestiva in caso di pericolo. Le persone rilassate, invece, non riconoscono una minaccia in modo altrettanto veloce e i primi segnali di pericolo vengono recepiti da altre zone del cervello, preposte alla percezione sensoriale e al riconoscimento dei volti. Quindi la loro reazione a potenziali minacce è più lenta.
Gli autori dello studio sono arrivati a questa conclusione monitorando le reazioni di 24 volontari di fronte a immagini di potenziali minacce, di vario livello. Solo gli "osservatori iper-ansiosi" hanno mostrato un livello di sensibilità ai segnali di pericolo riscontrabile nella corteccia cerebrale".
"Le reazioni immediate possono aver rappresentato una forma di adattamento destinato alla sopravvivenza", ritiene la dottoressa Marwa El Zein, capofila della ricerca. "Per esempio, noi esseri umani ci siamo evoluti a fianco dei predatori che possono attaccare, mordere, pungere. Una reazione rapida da parte di una persona che sta provando paura può servire ad evitare il pericolo".