Da una recente ricerca dell’Oms emerge che ogni anno nel mondo muoiono 500mila persone, in seguito a patologie cardiache provocate dagli acidi grassi insaturi, detti trans. Le diete ad alto contenuto di questi grassi farebbero aumentare il rischio di malattie cardiache del 21% e le morti del 28%. Per questo motivo, l’Organizzazione intende avviare una campagna affinché entro il 2023 questi grassi vengano banditi da tutti i prodotti industriali. I grassi trans sono acidi grassi insaturi modificati attraverso il processo di idrogenazione per alterarne il punto di fusione. In tal modo, un olio liquido a temperatura ambiente si trasforma in un grasso solido o semisolido (come la margarina) a parità di gradi.
Nati all’inizio del ‘900 per sostituire il burro, negli anni ‘50-‘70 vennero largamente impiegati in quanto ritenuti più salutari dei grassi animali e vegetali naturali. Successivamente, la ricerca scientifica ha svelato gli effetti disastrosi degli oli idrogenati sull’apparato cardiocircolatorio, contribuendo essi allo sviluppo di placche arteriosclerotiche, all’innalzamento dei livelli di colesterolo cattivo (Ldl) e all’abbassamento dei livelli di quello buono (Hdl).
Negli ultimi anni, i grassi trans vengono prevalentemente utilizzati per alimenti fritti confezionati e prodotti da forno dolci e salati, nelle farciture e nelle glasse per torte e merendine, ma anche nelle margarine e in alimenti da fast food, negli insaccati, come i wurstel.
Insomma, la loro presenza è talmente diffusa nei cibi industriali che mangiamo che facilmente superiamo il limite dell’1% consigliato, pari a 2,2 grammi su una dieta da 2000 calorie.
Il problema degli effetti nocivi dei grassi trans è ben presente nelle politiche sanitarie di vari stati e della grande distribuzione. Il primo paese che ha imposto delle restrizioni sui grassi trans di produzione industriale è stato la Danimarca che, limitandone la concentrazione massima al 2%, ha ottenuto effetti positivi sulla riduzione delle morti per malattie cardiovascolari. Provvedimenti simili sono stati adottati da Austria e Svizzera.
La grande distribuzione, però, continua a prediligere i grassi trans perché consentono una lunga conservazione degli alimenti.
In un suo recente report, l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta italiane (AIDEPI) afferma che nel corso degli ultimi dieci anni gli acidi grassi trans sono stati eliminati nei cereali da prima colazione, nei biscotti e nei crackers ma essi sono stati spesso sostituiti dalle stearine, frazioni solide di oli vegetali come quelli di palma o palmisto.
Le Nazioni Unite hanno posto la messa al bando dei grassi insaturi tra i propri obiettivi per uno sviluppo sostenibile che, tra l’altro, puntano a ridurre di un terzo le morti premature legate a malattie non trasmissibili entro il 2030. Nello specifico, l’Oms ha messo a punto la strategia Replace. Un acronimo che corrisponde a sei azioni necessarie per bandire i grassi idrogenati: Review, ossia revisionare le fonti industriali di grassi saturi; Promote, promuovere la loro sostituzione con alternative salutari; Legislate, cioè emanare provvedimenti legislativi per bandirli; Assess, studiare il contenuto nella dieta della popolazione; Create, creare una sensibilità al problema; Enforce, cioè far rispettare le leggi in merito.