Il sole in valigia, di Stefano Maiolica - Editore Sperling & Kupfer - ottobre 2023, pp. 247, euro 18,90.
Recensione di Adriana Spera
Il sole in valigia affronta con levità argomenti molto, molto seri: lo sradicamento cui sono costretti molti dei nostri giovani alla ricerca di un futuro migliore; le diverse opportunità legate al ceto sociale di appartenenza; il diritto allo studio negato; il razzismo persistente verso chi viene da altri luoghi; lo sfruttamento e la speculazione che si abbattono su chi è considerato straniero seppure connazionale; persino l’Alzheimer e poi molto altro.
Insomma, un libro serio ma in una veste leggera.
L’autore, Stefano Maiolica, nato a Salerno, si è trasferito nel 2016 a Milano per specializzarsi in psicologia sociale. Nel 2019, per raccontare le sue “disavventure” milanesi ha aperto un blog riscuotendo un grande seguito, diventatando un punto di riferimento per migliaia di fuorisede.
Ormai laureatosi, ha fatto tesoro di quest’ultima esperienza, per lavorare nel campo della comunicazione come autore e come Content Creator, si occupa di creare contenuti accattivanti per aziende e brand e conduce anche un programma radiofonico.
Quella raccontata ne Il sole in valigia è una storia che parte da una base autobiografica, seppure con personaggi immaginari.
Il protagonista è Matteo, un giovane salernitano che nel corso del suo viaggio in treno per tornare a Milano racconta a Teresina, una anziana compagna di viaggio, i suoi anni da fuorisede e come è cambiata la sua vita rispetto a quando è andato via da casa e come il distacco resti sempre doloroso: “Ci risiamo. Neanche il tempo di disfare la valigia che è già ora di ripartire. A volte mi domando che senso abbia tornare a casa, fa un male cane ogni singola volta. Forse se la smettessi sarebbe più semplice e non dovrei passare così tanto tempo a ricomporre, inutilmente, i piccoli pezzi di un cuore distrutto… invece no. Come un cretino, dopo qualche mese faccio sempre lo stesso errore”.
Dal canto suo, Teresina sta conducendo una sorta di ultimo viaggio dalla figlia prima che la memoria la abbandoni definitivamente, è affetta da Alzheimer, “perché se c'è una cosa che questa maledetta malattia mi ha insegnato è che, alla fine, le cose più preziose che abbiamo sono quelle più semplici e che bisogna godersele intensamente finché ci sono”. L’anziana signora vuole così ricordare al protagonista Matteo l’importanza dell’amore per le persone più care.
Ma torniamo all’esperienza del nostro fuorisede. Come se non bastassero gli affetti lontani, il nuovo ambiente, una cultura diversa, tempi di vita frenetici chi si trasferisce a nord e, in particolare, a Milano deve affrontare il problema enorme della ricerca di un alloggio. Esperienza lunga, estenuante e, soprattutto, costosa, dati i prezzi proibitivi degli affitti in quella città per alloggi che, quasi sempre, non dovrebbero avere neppure il requisito dell’abitabilità. Poi, se non sei del nord, succede di frequente che vieni anche trattato con diffidenza e disprezzo, che si traducono nel diniego ad affittarti la bettola di turno.
Il nostro protagonista, dopo oltre due mesi di ricerca disperata, alla fine troverà una stanza senza finestre in condivisione, solo grazie alla promessa di riportare ai suoi coinquilini, ogni volta che andrà a Salerno, delle mozzarelle.
Ma, subito dopo, un fuorisede, che vuole vivere nella “capitale morale” con una borsa di studio, deve fare i conti con un costo della vita proibitivo e, quindi, se oltre a studiare vuole condurre un minimo di vita sociale, dovrà trovarsi un lavoretto. E qui si scopre la realtà del mondo del lavoro in quella città, dietro la cornice dorata da metropoli globale, lo sfruttamento dei lavoratori a livello di terzo mondo, specialmente nei confronti dei tanto disprezzati migranti. D’altronde, “alla fine, essere fuori sede è un po’ come essere degli atleti, richiede tanto allenamento”.
Non si pensi però che dalle esperienze negative il protagonista tragga disprezzo nei confronti della città meneghina, tutt’altro, con una felice similitudine Maiolica la paragona a una donna di cui, nonostante il caratteraccio, vi si innamora perdutamente “Milano sarebbe una persona complicata, che non ti dà certezze. Che ti ammalia e irretisce a tal punto che, seppur consapevole che non sia adatta a te, ti ostini a corteggiarla… e se decidi di farti forza e provarci con tutto te stesso, difficilmente le cose andranno subito bene... Vai avanti e le cose, lentamente, iniziano a cambiare. Lei ti inizia a piacere sempre di più perché è una persona ordinata, intelligente, veloce e intrigante. Più ti ostini a vederla, più lei ti mostra la sua anima nascosta dalla corazza. Improvvisamente non riesci più a fare a meno di lei”.
Inoltre, Il sole in valigia per il lettore può essere una sorta di guida alternativa ai luoghi più sconosciuti e particolari della città.
In conclusione, l’autore vuole ricordarci che dovunque andiamo non dobbiamo mai perdere memoria di chi siamo e da dove veniamo, degli affetti più cari ma, al contempo, dobbiamo essere aperti a nuove esperienze, nuovi mondi.
Non so quanto i genitori dei fuorisede possano avere la stessa opinione di una città sempre più difficile, perché sembra essere non più programmata per tutte e tutti. Ma solo per pochi privilegiati.
Adriana Spera