Una volta si diceva che tutto arriva a chi sa attendere. Infine e finalmente è stato pubblicato, appena qualche giorno fa, sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto del Miur che assegna le risorse finanziarie agli atenei sulla base delle tre quote principali del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), ossia quota base, premiale e fondo perequativo, senza dubbio l’atto più atteso tra tutti quelli che riguardano le Università. Da notare che il Ffo 2017 si attesta a 6,982 miliardi di euro.
Com’è naturale, nel Ffo 2017 si contano atenei che crescono e altri che perdono. Tra quelli che crescono ci sono 11 atenei del Sud, 7 del Nord e 3 del Centro. La crescita maggiore, ossia oltre il 3%, c’è stata nelle Università di Urbino, Catanzaro, Napoli Parthenope, L’Aquila e il Politecnico di Bari. Tra quelli che perdono di più, invece, troviamo l'Università Stranieri di Perugia, poi quelle di Messina, Palermo, Catania, Siena, Trieste, Genova, Sassari, Cagliari e Roma Tre.
La quota, distribuita in base a parametri di merito, è salita da 1 miliardo e 433 milioni a 1 miliardo e 535 milioni. Nella distribuzione di questo fondo hanno pesato quest’anno due novità: l’aggiornamento sulla qualità del reclutamento e l’introduzione dell’autonomia responsabile; gli atenei potevano cioè indicare due criteri a loro scelta su didattica, ricerca e internazionalizzazione per i quali chiedere di più, essendosi rafforzati nel settore. Da notare che qui a crescere sono La Sapienza (che sale da 92,4 milioni a 99,6) la Statale di Milano (da 55,9 a 65,1) e l’Università di Bari (da 30 a 40 milioni), mentre a scendere è l’Università di Bologna, che passa da 99,5 a 94,3, come anche Cà Foscari, da 21 a 18,6 milioni.
La novità, però, è rappresentata dai fondi, in tutto 55 milioni di euro, che vengono distribuiti quest’anno per la prima volta per l’esonero dalle tasse degli studenti che si collocano al di sotto della cosiddetta no-Tax area. In concreto, sono esonerati gli studenti con Isee fino a 13mila euro, mentre si vedono calmierate le tasse tutti quelli che hanno un Isee compreso fra 13mila e 30mila euro. Ebbene, a conti fatti, di questi fondi ben 21 milioni sono stati assorbiti dal Meridione, che conta meno iscritti ma in condizioni economiche più disagiate. Anche il Nord, tuttavia, non è andato male, in quanto, grazie ai fuorisede che migrano dal Sud, può contare su una quota all’incirca uguale a quella del Sud (20,73 milioni). Molti di meno i fondi per le Università del centro, che si sono dovute “accontentare” di 13,2 milioni, pari al 24% del totale.
A parte populi, ossia degli studenti, non poche sono le critiche che si levano all’indirizzo della ministra Fedeli, in particolare sull’entità dei fondi nella disponibilità diretta degli atenei, che in realtà non sarebbero stati aumentati ma ridotti. Il coordinatore del collettivo universitario Link lamenta, al riguardo, 45 milioni di euro di tagli e 24,5 milioni sottratti al sistema universitario per finanziare gli atenei terremotati.
Ad alzare la voce, nei giorni scorsi, è stato anche il governatore della Regione Veneto che, senza mezzi termini, ha accusato il Miur di aver tagliato i finanziamenti agli atenei veneti a favore delle università del sud.