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Venerdì, 19 Apr 2024

L’inganno di Sofia Coppola, con Elle Fanning, Kirsten Dunst, Nicole Kidman, Colin Farrell, Angourie Rice, Wayne Pére, Oona Laurence, Emma Howard, Eric Ian, durata 94’, nelle sale dal 21 settembre 2017, distribuito da Universal Pictures.

Recensione di Luca Marchetti

Decidere di intraprendere la tortuosa strada del remake, per un regista, è sempre una scelta azzardata, non importa la sua esperienza o la sua bravura. Sofia Coppola, al suo sesto lungometraggio da regista, sceglie coraggiosamente di raccogliere la sfida e riporta in sala il romanzo The Beguiled di Thomas Cullinan, già trasposto sul grande schermo con La notte brava del soldato Jonathan del maestro Don Siegel.

Il film del 1971 vedeva uno splendido Clint Eastwood, soldato nordista ferito, ritrovarsi per caso dentro un collegio femminile del profondo Sud degli Stati Uniti, pronto a stravolgere (con esiti tragici) la vita delle sue ospiti.

La versione degli anni ’70, ascesa con gli anni allo status di cult movie, spingeva apertamente sul lato erotico-horror della vicenda, raccontando con humor nero e gusto del grottesco l’intera “prigionia” del caporale unionista dagli occhi, parziali e animaleschi, dell’uomo.

La Coppola, regista intelligente e dalla non scontata sensibilità “femminista”, con il suo L’inganno decide di sovvertire il punto di vista. L’autrice trasforma le sue protagoniste, dalla sobria direttrice (interpretata da una ritrovata Nicole Kidman) alla più giovane studentessa, passando dalle allieve più mature all’ingenua insegnante (Kirsten Dunst), in donne in balìa di desideri e di istinti, umanizzandone i bisogni e le motivazioni. Questo soldato arrivato all’improvviso, con il volto esotico e dannato di Colin Farrell, perde il fascino machista dell’interpretazione di Eastwood per assumere caratteri più ironici e diabolici, a metà strada tra il diavolo tentatore entrato in un giardino dell’Eden e l’improvvido furbastro convinto di saper sfruttare la situazione.

Sofia Coppola si diverte a muoversi tra i generi, ballando tra le atmosfere dell’horror gotico (splendide le luci rarefatte e le nebbie opprimenti), il tenue racconto erotico e il western bellico (l’ambientazione storica della Guerra Civile, pur evocata, ha una sua pesante importanza narrativa). Lo sguardo divertito sul Genere e lo sfoggio di cinefilia sono, infatti, chiare concessioni all’indole post-moderna della regista. Eppure, l’attento lavoro di adattamento della Coppola (la vicenda è asciugata fino al suo cuore) e la sua perfetta capacità di saper davvero raccontare una storia conosciuta da un’angolazione diametralmente opposta, spogliano L’inganno di ogni pretenziosità autoriale o stanco gioco citazionista.

La pellicola ostenta il proprio spirito femmineo e, con sobrietà e intelligenza, raggiunge l’obiettivo formale e ideologico. Concentrandosi sulle proprie eroine, la regista relega il bel personaggio di Farrell alla parte ingombrante di incidente narrativo, volutamente subdolo e stereotipato, e concede a ogni attrice lo spazio per far respirare il proprio ruolo. Per motivi di glamour, ovviamente, gli occhi del pubblico vanno a focalizzarsi sulle interpretazioni (maiuscole) della sofferta e autorevole Kidman, della sensuale e meschina Elle Fanning e della malinconica e sconfitta Kirsten Dunst. Ciò però non deve far passare in secondo piano le prove delle altre piccole attrici (molte quasi esordienti) capaci, come le loro colleghe più esperte, di entrare con spontaneità nel gioco al massacro intorno al soldato John, regalando ognuna, alla vicenda, la propria personale sfumatura.

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critico cinematografico

 

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