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Venerdì, 29 Mar 2024

Nei giorni scorsi, un dipendente del più grosso ente pubblico di ricerca del paese ci ha posto la seguente domanda: il provvedimento di nomina da parte del cda del Cnr di un direttore generale, anche se facente funzioni, che continui a dirigere ad interim l’Ufficio Affari Istituzionali e Giuridici, l’Ufficio Comunicazione, Informazione e URP, l’Ufficio Relazioni Europee e Internazionali nonché a ricoprire l’incarico di Responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione e di segretario dello stesso cda, vi sembra ispirato al dettato dell’art. 97 della Costituzione, in base al quale i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione?

La risposta che abbiamo dato al nostro interlocutore è stata immediata e senza esitazioni: no, non ci sembra affatto ispirato al dettato della Carta Fondamentale. E per molteplici ragioni.

Innanzitutto, come dovrebbe essere a tutti noto, a partire dal 1993 (d.lgs. n. 29 e s.m.i.) gli organi di governo (presidente e cda) degli enti pubblici non hanno più compiti di gestione ma esercitano le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, definiscono gli obiettivi ed i programmi da attuare, adottano gli altri atti rientranti nello svolgimento di tali funzioni, verificano la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa e della gestione agli indirizzi impartiti. In particolare, individuano le risorse umane, materiali ed economico-finanziarie da destinare alle diverse finalità e la loro ripartizione tra gli uffici di livello dirigenziale generale.

Ai dirigenti compete, invece, l'adozione di atti e provvedimenti amministrativi, compresi quelli che impegnano l'amministrazione verso l'esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, mediante autonomi poteri di spesa di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo. Essi dirigenti sono responsabili in via esclusiva dell'attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati.

Da un quarto di secolo, dunque, nella pubblica amministrazione il ruolo dei dirigenti è diventato assolutamente primario e di enorme responsabilità, ragione per cui le retribuzioni agli stessi spettanti sono aumentate e non di poco.

Ne consegue che l’organo di governo (presidente e cda), proprio al fine di assicurare il buon andamento dell’attività, dovrebbe, anzi, deve prestare la massima attenzione nel dotare l’ente di una rete, piccola o grande che essa sia (a seconda delle dimensioni dello stesso ente), di dirigenti doc cui affidare la responsabilità degli uffici amministrativi, evitando – come è logico che sia – di adottare provvedimenti che determinano situazioni che, ictu oculi, appaiono in contrasto con il dettato del su richiamato art. 97 della Carta Fondamentale, come, ad esempio, l’affidamento di più uffici, anche se per periodi più o meno lunghi, a uno stesso dirigente.

Nel caso del Cnr, poi, pur volendo ammettere una certa carenza di dirigenti, ascrivibile però sempre agli organi di governo che nel tempo si sono succeduti al vertice dell’ente, ciò che non appare giustificabile è la decisione di oberare a dismisura un dirigente, già titolare di ben quattro Uffici, affidandogli addirittura anche quello massimo di direttore generale facente funzioni, incarico che, date le dimensioni dell’ente (circa 10 mila dipendenti, 106 istituti e circa 300 sedi di lavoro disseminate su tutto il territorio nazionale), non scandalizzerebbe nessuno se, in futuro, fosse affidato a due dirigenti generali.

Di contro, nella rete scientifica del Cnr sono incaricati di dirigere istituti e dipartimenti persone selezionate più per meriti scientifici che per competenze amministrative. Ciò, nonostante il fatto che, regolamento alla mano, l'impegno a loro richiesto concerna la gestione amministrativa e contabile di risorse, acquisti, personale. Decorsi dieci anni dall'introduzione dei direttori-manager, la prova dei fatti appare non giustificare l'incremento complessivo dei costi di managment di circa il 670%, che nel tempo per la rete scientifica è passato da 2,2 milioni di euro a circa 15 milioni di euro. Infatti, un'efficace management delle strutture di ricerca avrebbe, probabilmente, impedito il verificarsi dei numerosi ed a volte clamorosi casi di criticità gestionali di cui si è occupato Il Foglietto, tra i quali, i fatti relativi all'Ifc-Cnr di Pisa ed all'Ivalsa-Cnr di Trento.

L’auspicio di chi ha a cuore le sorti del Cnr - le cui gravi turbolenze, a tutti note, forse sono figlie proprio di una poco avveduta organizzazione degli uffici amministrativi ai quali risulta preposto un numero di dirigenti doc davvero irrisorio (tre, in tutto: uno ogni 3300 dipendenti!) - è quello che presto, anzi prestissimo l’ente abbia un direttore generale pleno jure di grande competenza ed esperienza, in grado di proporre all’organo di governo (presidente e cda) un’organizzazione degli uffici moderna ed efficiente e che, con uno dei primi provvedimenti che andrà ad adottare, metta definitivamente al bando l’inaccettabile figura del dirigente superman, titolare di una molteplicità di uffici.

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