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Mercoledì, 24 Apr 2024

Mentre tutti eravamo distratti dalla pandemìa e da un'informazione monotematica, nel mondo sono accadute molte cose, non tutte positive.

Se, in Ungheria, Orban ha colto l'occasione per fare un colpo di mano ed accentrare in sé tutti i poteri, Netanyahu, in Israele, con l'assenso degli Usa - forse anche per deviare l'attenzione dai processi che lo vedono sul banco degli imputati dallo scorso 24 maggio per corruzione, frode e abuso di fiducia - ha promosso una proposta di legge, che andrà in discussione alla Knesset la prossima settimana, per l'annessione di gran parte dei territori della Palestina, occupati dopo il 1967.

La Carta delle Nazioni Unite e la Convenzione di Ginevra, come sottolineato da oltre 240 studiosi di tutto il mondo, vietano “l'annessione di territori acquisiti con la forza”.

È appena il caso di rammentare che proprio questa è la situazione in cui versa dal 1967 - nonostante diverse risoluzioni di Consiglio di Sicurezza e Assemblea Generale dell'Onu e della Corte internazionale di giustizia – la Cisgiordania. Occupazione che non cancella, né può cancellare, il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese. Tant'è che, finora, anche il governo israeliano e la Corte Suprema di Israele avevano sempre dichiarato quel territorio al di fuori della propria giurisdizione.

Numerosi esperti di diritti umani presso le Nazioni Unite hanno chiesto alla comunità internazionale di adottare misure forti per bloccare questo abuso. Essi hanno dichiarato che l'annessione del 30% della Cisgiordania non solo comporterà un aumento della superficie dello Stato di Israele, ma consacrerebbe quel regime di apartheid di fatto vigente da decenni in Israele e nei territori palestinesi occupati.

In territorio israeliano si potrebbero così venire a trovare 78 comunità palestinesi, oltre 109.000 persone, il 4,5 per cento della popolazione Cisgiordana. Persone costrette a subire ogni giorno abusi e violenze da parte delle forze militari di occupazione e dei coloni israeliani che li hanno espropriati delle loro terre.

Violazioni dei diritti confermate il 10 giugno scorso persino dalla Corte Suprema di Israele, che ha annullato come "incostituzionale" la legge del 2017 - che legalizzava 4mila case di coloni israeliani costruite in Cisgiordania sulle terre di cittadini palestinesi - in quanto “viola i diritti di proprietà e di eguaglianza dei palestinesi, mentre privilegia gli interessi dei coloni israeliani sui residenti palestinesi”.

Ad oggi nessun governo europeo si è pronunciato su questo ennesimo abuso. Ancora una volta, prevalgono gli interessi economici, tant'è che il Parlamento europeo ha approvato un accordo con Israele in materia di aviazione, accordo successivamente ratificato anche dal nostro Parlamento.

E il nostro governo? Come con l'Egitto che non collabora sul caso Regeni, dà la priorità alla vendita di armi a Israele, rinunciando, di fatto, ad avere qualsiasi ruolo politico nel Mediterraneo e dimenticando che la politica di Netanyahu (contro il quale, peraltro, è aperto da tempo un procedimento dinanzi alla Corte penale internazionale) costituisce un pericoloso fattore di destabilizzazione.

Anche il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha dichiarato «Chiedo al governo israeliano di abbandonare i piani di annessione che costituirebbero una gravissima violazione della legge internazionale, violano i diritti di proprietà e di eguaglianza dei palestinesi, mentre privilegiano gli interessi dei coloni israeliani».

Il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha ribadito «noi siamo pronti a partecipare ad una conferenza internazionale e a lavorare attraverso un meccanismo multinazionale, per procedere a negoziati basati sul diritto internazionale».

Diversamente, per il segretario di Stato americano Mike Pompeo - che dimentica gli accordi di Oslo promossi proprio dagli Usa - l'annessione di parti della Cisgiordania «è una decisione che spetta a Israele». D'altra parte, l'annessione rientra pienamente nei piani del presidente Trump e, finché ci sarà lui alla Casa Bianca, Netanyahu si sentirà spalleggiato.

La maggioranza dei palestinesi ormai ha perso ogni speranza di avere un proprio stato libero e indipendente.

Contro l’annessione israeliana dei territori palestinesi occupati e per il riconoscimento dello Stato di Palestina si terranno, sabato 27 giugno, manifestazioni a Roma, in piazza del Campidoglio alle ore 16, a Milano, Venezia, Firenze, Bologna, Napoli, Bari e Palermo.

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