Stamane, sul suo giornale, Vittorio Feltri ci sorprende. Infatti, scrive: “Anche noi di Libero quanto i colleghi di altri giornali abbiamo esagerato con le critiche rivolte al governo - che comunque non ci piace perché pasticcione e supponente - per come ha gestito la faccenda del Covid. Esso avrebbe potuto e dovuto far meglio, ovvio. Ma prima di linciarlo guardiamoci intorno e osserviamo cosa succede in mezzo mondo”.
E qui passa in rassegna la situazione catastrofica di altri paesi: Francia, Belgio, Inghilterra e Stati Uniti, messi, dice, “molto peggio di noi”. Realtà “al confronto della quale – scrive - la nostra è rose e fiori”.
Poi prosegue: “Dovremmo ringraziare il cielo se non addirittura l'esecutivo presieduto da Giuseppe Conte, antipatico quanto un gatto aggrappato ai testicoli, ma che tutto sommato ha fatto meglio di parecchi suoi colleghi stranieri. Speriamo che se ne vada presto da Palazzo Chigi, in ogni caso ringraziamolo per aver adottato misure fastidiose, liberticide, però che hanno salvato la pelle a tanta gente”.
Parole da segnalare a Salvini e Meloni che continuano a fare gli sciamannati.
Ma perché Feltri scrive queste cose? Sente l’aria che tira fra gli italiani? Ha capito, a differenza di Salvini, la lezione delle urne elettorali? Anche in lui, vista l’età e l’esperienza tragica della sua Bergamo durante il lockdown, cresce la paura per l’innalzamento dei contagi?
Può essere un po’ di tutto questo, insieme al fiuto politico che gli dice che anche nella pancia dei suoi lettori, in questo momento, c’è il timore del virus in ripresa più che l’avversione verso Conte. Avversione, comunque, che Feltri ribadisce, a mo’ bandiera che non ammaina.
Oppure, più semplicemente, ieri è stato lontano dagli alcolici?
Aldo Pirone
Coautore del libro "Roma '43-44. L'alba della Resistenza"
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