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Giovedì, 28 Mar 2024

Colosseo desertoL’economia del turismo è molto più di quello che raccontano le statistiche. È l’invenzione di un’epoca che ha consentito come mai nella storia a enormi masse di persone non solo di avere tempo libero, e per giunta retribuito, ma persino la possibilità di spostarsi per periodi di vacanza più o meno lunghi. Privilegio una volta appannaggio di pochissimi.

Pochi settori, quindi, raccontano gli alti e bassi della globalizzazione meglio di quello turistico, che infatti è entrato nella sua notte più buia da quando il virus ha iniziato ferocemente a viaggiare lungo le rotte globali mietendo vittime e generando panico. Oggi pianificare una vacanza all’estero è esercizio di pochi, obbligati magari dalle circostanze, e di pochissimi che ancora non hanno perso la voglia, ammesso che riescano a penetrare le frontiere.

Bene, perciò, ha fatto la Commissione Ue a dedicare alcune pagine delle sue previsioni di autunno all’analisi dei dati del turismo in questi tempi amari. Anche perché malgrado lo si consideri bene voluttuario, o forse proprio per questo, il turismo esprime un valore aggiunto di tutto rispetto, e contribuisce significativamente all’occupazione, come si può intuire osservando il grafico sotto, costruito con dati del 2018.

La prima cosa da sapere è che il periodo estivo, quando le tensioni sanitarie sembravano allentarsi insieme alle restrizioni agli spostamenti, non ha consentito un rimbalzo robusto abbastanza da compensare i danni inflitti al settore durante la fase dei lockdown. E oggi, che i timori tornano a salire insieme ai limiti a muoversi e le relative complicazioni, è facile prevedere che i danni subiti dall’industria si protrarranno.

Niente buone notizie, perciò, per quelle aziende che operano nel settore turistico nell’Ue. Che sono una quota rilevante: il 9% del totale secondo le rilevazioni del 2017, con ampie differenze fra i vari stati. I paesi del Mediterraneo sono quelli dove l’industria turistica è (era) più forte. Queste aziende danno (davano) lavoro a 14 milioni di persone. E la pandemia ha provocato loro un notevole danno che ovviamente si è trasmesso anche ai diversi settori collegati, a cominciare dal trasporto aereo.

La situazione pre pandemia, osservata tramite la lente del dato sulle notti spese nei singoli paesi suddivise per provenienza, la racconta il grafico sotto.

Mentre quali siano le conseguenze della pandemia, lo illustra quest’altro grafico, che misura la perdita di “notti spese” per singolo paese, nel periodo gennaio-luglio confronto 2019/2020.

Nulla di strano che in questi mesi disgraziati gli arrivi internazionali siano diminuiti in una forbice compresa fra il 62 e il 72%, i tassi di occupazione delle strutture ricettive e le prenotazioni negli hotel del 29-38% e del 51-64%, e le prenotazioni aeree dell’80% nel settembre scorso.

Per completare il panel dei dati la Commissione ha anche attinto alle informazioni residenti sui siti che forniscono servizi di prenotazione, come AirBnB. Qui la devastazione è stata ancora maggiore. All’apice della crisi, in aprile, i clienti del portale erano solo il 4% del livello atteso. Ad agosto erano arrivati al 70% delle previsioni, basata sui dati 2019, e appena i timori della pandemia si sono riaccesi, sono crollati al 45%. Da gennaio a settembre questi flussi sono risultati essere la metà di quanto avrebbero dovuto secondo le stime previsionali. Ovviamente anche qui con grandi differenze regionali, riepilogate nella mappa sotto.

Sulla base di questi dati è possibile azzardare alcune stime per il terzo trimestre di quest’anno, ossia l’estate sulla quale molti speravano, che quotano una perdita del 40% di notti spese rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Solo in cinque stati membri si è arrivati all’80% dei livelli 2019, mentre nell’Ue complessivamente si è arrivati al 63%.

In conclusione, si può dire che il settore ha avuto una brutta botta solo parzialmente compensata dalla stagione buona. Le prospettive sono tutt’altro che incoraggiati. Ma su questo la Commissione non si dilunga. Ci penserà la realtà.

Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
Twitter @maitre_a_panZer
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