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Venerdì, 19 Apr 2024

“Il differenziale che si riscontra tra versamenti da parte dell’Italia, a titolo di risorse proprie, al bilancio europeo per l’anno 2019 (16,8 miliardi di euro, -1,4 miliardi rispetto al 2018) e risorse assegnate all’Italia (11,2 miliardi, in aumento di circa 1 miliardo, +10,3%, rispetto al 2018), ancorché in diminuzione rispetto al dato del 2018, conferma che il livello totale dei flussi verso l’UE nel 2019 è uno dei più alti degli ultimi sette anni”.

A comunicarlo è la Corte dei conti, la cui Sezione di controllo per gli Affari Comunitari e Internazionali ha pubblicato, in data odierna, con la delibera n.1/2021, la Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea, che tiene anche conto degli eventi verificatisi nel 2020, riguardanti l’emergenza sanitaria.

“L’Italia – scrive la Corte – rappresenta il quarto Paese per ammontare di risorse accreditate dall’UE, dopo Polonia, Francia e Germania (nel 2018, era il quinto Paese). La dinamica degli accrediti dipende, oltre che dalla preassegnazione dei fondi a ciascun Paese, anche dalla capacità progettuale e gestionale degli operatori nazionali, nonché dalla fase di attuazione del ciclo di programmazione”, che aggiungono che “la stessa posizione è rivestita dall’Italia quale ‘contributore netto’ dopo Germania, Regno Unito e Francia, sia nel 2019 che nel medio periodo. In una logica di medio periodo, rappresentata dal settennio 2013-2019, il saldo netto cumulato è negativo per un ammontare di 36,38 miliardi. In tale periodo l’Italia ha, pertanto, contribuito alle finanze dell’Europa con un saldo medio annuo di 5,2 miliardi”.

Per la Corte, però, “non è possibile ignorare gli effetti dirompenti dell’emergenza da Covid-19 sul quadro economico europeo e l’ingente sostegno finanziario promesso dall’Unione per favorire la ripresa e mitigare l’impatto sociale della pandemia. I nuovi strumenti adottati dall’Unione sotto l’impulso della crisi sanitaria ed economica, nonché il nuovo bilancio pluriennale 2021-2027, di recentissima approvazione, invertiranno con ogni probabilità, anche sul piano finanziario, la tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia, che sarà destinataria dal 2021 al 2026 della maggior parte dei fondi del Recovery plan e riceverà una quota importante delle risorse dei Fondi di investimento e strutturali europei (SIE)”.

Con riguardo alla utilizzazione dei fondi europei, la Corte “conferma che, a causa della differente capacità di spesa tra le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate, si riscontra l’aumento del divario di sviluppo tra le prime e le seconde. Quanto alle ‘chiusure’ della programmazione 2007-2013, la Corte rileva che alla data del 30 giugno 2020 risultavano perfezionate le procedure di chiusura con contestuale pagamento del saldo finale per 46 Programmi operativi su 58, di cui 20 cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), 19 cofinanziati dal fondo sociale europeo (FSE) e i 6 Programmi operativi dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale europea con Autorità di gestione assegnata all’Italia”.

Inoltre, si legge nel documento che “con riferimento alle politiche di sviluppo nel campo dell’agricoltura, la magistratura contabile segnala che nel 2019, il 28% dei finanziamenti per la PAC ha contribuito agli obiettivi climatici e la quota della spesa climatica è in aumento anche in altri settori del bilancio, ma che si conferma la storica incapacità o insufficienza attuativa delle strutture nazionali e/o regionali per assorbimento tra quanto stanziato e quanto versato al Paese dal bilancio UE. Negativo l’uso dei fondi destinati a pesca e acquacoltura, che ha riscontrato criticità in tutte le fasi”.

Quanto alle irregolarità e alle frodi a danno del bilancio UE, la Sezione del controllo conferma, per il 2019, il trend positivo rilevato nell’esercizio finanziario precedente, atteso che le irregolarità segnalate son passate da 779 a 558, con netta prevalenza delle segnalazioni sui Fondi agricoli (487), rispetto a quelle relative ai Fondi strutturali (101).

Per quanto riguarda, infine, l’attività svolta dalle Autorità di gestione, la Corte precisa che “per il 2019 restano complessivamente da recuperare 16.503.670 euro di spesa irregolare sui Fondi strutturali e 35.271.265 euro di spesa irregolare sulla Politica agricola, mentre, per il primo semestre di comunicazione 2020, gli importi ancora da recuperare risultano rispettivamente di 24.579.386 euro per i Fondi strutturali e 30.789.080 euro per la Politica agricola”.

Purtroppo, però, “permangono ancora svariate criticità nell’efficacia delle azioni di recupero e, fra le aree permanentemente significative in termini di irregolarità e frodi, si segnala anche quest’anno il settore degli appalti, con prevalenza dei fenomeni di violazione della normativa”.

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