Nel femminismo italiano, il dibattito sui fondamenti della scienza inizia a metà degli anni Ottanta. La critica delle donne apporta un vera e propria rivoluzione perché mette in discussione la presunta oggettività e neutralità della ricerca, rivendicando la presenza dell’elemento individuale, soggettivo e sessuato, anche nel processo di produzione di conoscenza.
Dal 1986 al 1991 vengono pubblicati in Italia i primi libri sull’argomento. Sono dapprima traduzioni dall'inglese di articoli di ricercatrici anglo-americane come "Alice al microscopio" del 1985 e "Donne, tecnologia e scienza" del 1986.
Arrivano poi i testi delle scienziate definite “fondative” come "Sul genere e la scienza" e "In sintonia con l’organismo" di Evelyn Fox-Keller del 1987, "La morte della natura" di Carolyn Merchant dell’ 1988 e la prima ricerca storica "L’Eredità di Ipazia" di Margaret Alic del 1989. Sono testi importanti perchè svelano le metafore usate nel linguaggio scientifico, smascherano gli stereotipi secolari sul rapporto donne e ricerca e ricostruiscono la presenza e le biografie delle scienziate.
Successivamente sono scritti e pubblicati testi italiani tra i quali "Donne senza Rinascimento" di Enrica Chiaromonte, Giovanna Frezza e Silvia Tozzi, 1991; "Immagini di cristallo" di Luisella Erlicher e Barbara Mapelli, 1991. "Conversazioni con Evelyn Fox-Keller"del 1991 e "La nube e il limite" del 1990 di Elisabetta Donini, una puntuale e approfondita analisi critica del formarsi della scienza e delle sue categorie che ha posto le basi per quella “coscienza del limite” che oggi è diventata nel movimento “Fridays for future” un sentimento forte.
Per saperne di più: Sara Sesti e Liliana Moro, "Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni, Milano 2020.
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Sara Sesti
Matematica, ricercatrice su " Donne e scienza"
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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