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Venerdì, 19 Apr 2024

Sul quotidiano Il Mattino del 25 agosto scorso Maria Giovanna Capone racconta l'esultanza di Giuseppe De Natale per la correzione degli errori commessi dall'Osservatorio Vesuviano (OV), sezione napoletana dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), nel determinare i parametri focali del terremoto di Casamicciola del 21 agosto. Ognuno è libero di esultare per ciò che vuole, ma fa specie che si esulti quando è in gioco la credibilità dell'istituzione di cui si fa parte da decenni.

Ho raccolto un po' di informazioni. De Natale ha diretto l'OV per qualche tempo finché il CdA dell'INGV non lo sostituì con un commissario, in seguito a proteste da parte di numerosi dipendenti. De Natale ricorse al TAR contro quella decisione e vinse la causa. Poi venne stipulato un accordo tra i vertici INGV e il De Natale. Per quel che è dato capire, l'accordo consisterebbe nel fatto che l'INGV non ricorre in appello contro la sentenza di primo grado, che dà ragione a De Natale, e in cambio De Natale si impegna a non richiedere all'ente i risarcimenti cui avrebbe diritto (per i quali lo stesso ente si sarebbe poi dovuto rivalere sui membri del CdA che avevano deliberato la nomina del commissario), visto che la sentenza gli è stata favorevole. Non credo che una simile transazione sia lecita in un ente di Stato: l'incomprensibile secretazione del documento che ha sancito il predetto accordo suscita più di un sospetto.

Appena la sentenza è diventata definitiva (per la scadenza dei termini per presentare appello), De Natale ha mandato a tutti i dipendenti INGV una email che sembra abbia irritato più di un destinatario. L'OV, dicono i maligni, sarebbe diviso in fazioni impegnate in interminabili lotte intestine. Da qui, forse, l'esultanza del De Natale nel vedere in difficoltà la sua direttrice, che apparterrebbe a una fazione a lui avversa.

Nella sede romana non si respira un'aria migliore. Ai vertici della sorveglianza sismologica dell'intero territorio nazionale vi troviamo due geologi, Daniela Pantosti e Alessandro Amato. Pantosti ne dirige la Struttura Terremoti, Amato il Centro Allerta Tsunami.

Nel numero dello scorso agosto de "Le Scienze", versione italiana del glorioso "Scientific American", Pantosti e Amato hanno pubblicato un lungo articolo dal titolo "Il terremoto del Centro Italia". Lo cito perché mi ha colpito, in bell'evidenza al centro di una delle pagine dell'articolo, la frase: "Le faglie interagiscono tra loro e hanno caratteristiche che possono variare nel tempo e in uno stesso terremoto".

Per un fisico, "interazione" è una parola affascinante: descrivere quantitativamente come oggetti materiali o sistemi di oggetti materiali interagiscono tra loro ha sviluppato la nostra conoscenza del mondo che ci circonda. Conosciamo le interazioni gravitazionali, elettromagnetiche, forti e deboli, come si misurano e come si rappresentano in teorie generali consistenti.

I due autori, però, non spiegano i meccanismi dell'interazione tra faglie. Nella loro disamina essa è solo una suggestione utilizzata per svilire il significato e le implicazioni del gap sismico. Il gap sismico, usando le loro parole, è "un'area sismicamente silente da secoli e circondata da zone dello stesso sistema sismogenetico interessata da forti terremoti in tempi recenti". Pantosti e Amato assumono che le faglie interagiscano fra loro e che questo renda privo di significato il concetto di gap sismico. Da qui, concludono che "al momento la scienza non è in grado di effettuare previsioni deterministiche dei terremoti". Che cosa significa? Forse che, se non è possibile prevedere i terremoti, il gap sismico perde significato? Oppure il gap non ha senso e, pertanto, non si possono prevedere i terremoti? La causa ultima dell'imprevedibilità dei terremoti e dell'irrilevanza dei gap sismici sarebbe da ricercare nell'interazione fra faglie della quale però non sono noti i meccanismi? Una logica poco stringente.

Il concetto di gap sismico, però, nulla ha a che vedere con la previsione dei terremoti. È un modo di guardare ai dati disponibili per stabilire priorità di interventi di prevenzione. Il terremoto del 24 agosto 2016 e la sequenza successiva hanno colmato il gap creatosi fra la zona umbro-marchigiana colpita nel 1997-98 (Colfiorito) e quella abruzzese del 2009 (L'Aquila). Un gap che coinvolge quattro regioni e che era evidente prima dell'agosto 2016. Su quel gap, sismologi seriamente impegnati nella difesa dai terremoti avrebbero dovuto richiamare l'attenzione del potere esecutivo. E di questo, avrebbe dovuto essere la CGR a farsene carico.

Colpisce che nello stesso testo Amato e Pantosti si abbandonino ad un accorato peana per la prevenzione e sminuiscano l'utilità di uno strumento importante proprio per la prevenzione. Entrambi fanno parte del gruppo di autori di un lavoro, pubblicato in un'autorevole rivista di Sismologia, ove il gap Colfiorito-L'Aquila è ben evidenziato. Il lavoro intitolato “A ten-year earthquake occurrence model for Italy” è uscito nel giugno del 2012, è nel volume 102, alle pagine 1195-1213 del Bullettin of the Seismological Society of America. Fu ultimato e sottomesso per la pubblicazione nel giugno 2011. Stranamente non compare nella bibliografia dell'articolo de "Le Scienze".

Negli anni e nei mesi prima di Amatrice 2016, era, pertanto, auspicabile invocare il principio di precauzione per ridurre drasticamente l'impatto di probabili eventi sismici.

Ricordiamo che il presidente INGV, già dal 2010 addirittura affermava che: "Sulla base di quella esperienza (ndr: L’Aquila 2009) abbiamo imparato moltissimo e possiamo cercare di applicarlo e metterlo in opera per il futuro e cioè che ci sono molte evidenze che ci possono aiutare a dire ’sta per arrivare un terremoto’ in un ambiente estensionale tipo il nostro”.

Di più: un membro del Consiglio scientifico INGV e della CGR, definitosi "scienziato competente", sosteneva da anni di disporre di "una concreta, ancorché approssimativa, capacità previsionale" (Prevedibile/Imprevedibile, pag 272, Ed. Rubbettino, settembre 2015). Infine, è noto che il coordinatore della sezione sismologica della CGR non si tira indietro nel lanciare allarmi, anche a scoppio ritardato, come fece in Emilia nel 2012.

Malgrado tanta cultura sismologica, fa impressione il nulla intrapreso nei mesi prima del 24 agosto 2016 e nei quattro giorni necessari per fornire informazioni ragionevoli sul terremoto del 21 agosto scorso.

Nel citato articolo de "Le Scienze", il brano dedicato al gap sismico nulla ha a che vedere con il resto della narrazione. Tutto l'articolo appare scritto con lo scopo di sminuire la portata delle critiche che furono rivolte a coloro che avrebbero dovuto suggerire interventi a difesa dei cittadini.

Preciso che i personaggi citati sono irrilevanti ai fini della nostra analisi: ci occupiamo di loro perché quanto narrato accade in una struttura di ricerca che è nata e si è sviluppata con il compito della sorveglianza geofisica 24 ore su 24. Sorveglianza che deve operare, tra l'altro, in una delle aree più pericolose al mondo: più di due milioni di persone che nel Napoletano vivono a stretto contatto con vulcani pericolosissimi. La loro salvezza è necessariamente legata a informazioni scientifiche corrette e tempestive.

È lecito, allora, pretendere che i preposti a compiti tanto delicati siano persone dotate delle necessarie competenze e di un notevole equilibrio. Persone che, di buon grado, siano disponibili a lavorare in stretta e rispettosa collaborazione con i colleghi e, se necessario, pronti a riconoscere rapidamente i propri errori e a correggersi.

Il terremoto di Casamicciola del 21 agosto scorso, a mio avviso, ha mostrato che l'attuale organizzazione dell'INGV non è in grado di rispondere alle esigenze di un Paese sismico, vulcanico e molto popolato come l'Italia. Di conseguenza, chi di dovere dovrebbe prendere misure adeguate per garantire la sicurezza delle persone presenti nel nostro Paese.

Su @ingvterremoti del 26 agosto, si può trovare la dichiarazione del presidente INGV sul sisma di Casamicciola del 21 agosto che si conclude così: "L’INGV ha comunicato i dati e le elaborazioni che sono state via via elaborate nella più totale trasparenza e rapidità, non ultimi quelli fondamentali dell’effetto di sito rilevato; infatti, oltre alla superficialità dell’ipocentro, ha giocato un ruolo fondamentale l’amplificazione delle onde al passaggio in terreni con velocità sismiche basse, che hanno variato addirittura l’accelerazione di gravità di oltre un quarto, provocando le oscillazioni del suolo e il conseguente danneggiamento degli edifici, nonostante la magnitudo relativamente modesta."

Parlare di "totale rapidità" appare decisamente eccessivo se non provocatorio. Il calcolo di magnitudo ed epicentro di un qualsiasi terremoto normalmente richiede una decina di minuti. Per il terremoto di Casamicciola ci sono voluti quattro giorni prima di avere dati consistenti. A venti ore dal sisma, il presidente INGV, al Tg2 delle 13 del 22 agosto, collocava con tanto di grafico e freccetta rossa l'ipocentro su una faglia in mare! Parlare di "totale trasparenza" è poi un insulto al buonsenso: a un mese dal sisma non è ancora dato sapere come e da chi i parametri del terremoto siano stati calcolati. Certo non dall'OV perché la direttrice ha dichiarato a Il Mattino che i sismografi non funzionavano per un blocco della corrente elettrica. Stendiamo poi un velo pietoso sul calcolo fatto nella sede romana. Ma ciò che susciterebbe l'ilarità, se non ci fossero stati lutti e distruzioni, è l'affermazione che "i terreni con velocità sismiche basse hanno variato addirittura l'accelerazione di gravità di oltre un quarto".

L'accelerazione di gravità variata di oltre un quarto a Ischia!

Il valore convenzionale della accelerazione di gravità sulla superficie terrestre è 9.806 m/sec2 che è il valor medio fra 9.823 (poli) e 9.789 (equatore). Sapere che il presidente del maggior ente geofisico europeo sostiene che a Ischia è stata variata (non è detto se in più o in meno) di circa 2.5 m/sec2 da "terreni con velocità sismiche basse"... lascia senza parole. Che cos'altro si può dire dopo questo?

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