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Venerdì, 19 Apr 2024

Il 18 gennaio di un anno fa l’Hotel Rigopiano nel Comune di Farindola, in provincia di Pescara, fu completamente distrutto da una valanga. Ci furono ventinove vittime. Due dozzine di persone sono state raggiunte da un avviso di garanzia per eventuali reati connessi a quella terribile tragedia perché, secondo i PM, furono ignorati allarmi, si verificarono ritardi negli interventi e furono commessi abusi nella costruzione dell’albergo.

Vogliamo qui mostrare possibili inadempienze anche di coloro che hanno il compito della valutazione e della comunicazione scientifica. È nostra opinione che con adeguate informazioni tempestive la tragedia avrebbe potuto essere evitata.

Quel giorno, cinque scosse di terremoto, quattro delle quali superiori a magnitudo 5, interessarono la zona fra Campotosto, Montereale e Capitignano: magnitudo 5.3 alle 10:25; 5.4 alle 11:14; 5.3 alle 11:25; 5.1 alle 14:33; 4.3 alle 16:16. Nel pomeriggio, tra le 16:00 e le 17:00 (l'orario preciso non è noto) una valanga di neve e detriti di grandissime proporzioni si distaccò da una linea di cresta del monte Siella, parte del massiccio del Gran Sasso, e raggiunse l'Hotel Rigopiano attraverso un canalone. La valanga sfondò le pareti dell’albergo e lo spostò di una decina di metri, per poi farlo precipitare ancora più a valle.

Da più parti venne immediatamente affermato che la valanga non era stata provocata dai terremoti perché le scosse si erano verificate alcune ore prima della valanga. Esperti vari dissero anche che terremoti di quella magnitudo non possano innescare valanghe e che è improbabile che possano averlo fatto a chilometri dall’epicentro. Senza però portare argomenti a sostegno di affermazioni tanto decise.

Su SkyNews, il 27 gennaio alle ore 10:20, il presidente dell'Ingv dichiarò: “Quel giorno ci furono quattro scosse di magnitudo superiore anche a 5. Ci furono, però nell’intervallo di tempo in cui è caduta la valanga, non risultano scosse importanti. Cioè (la valanga, ndr) è caduta sicuramente dopo le 16:30, quando le grandi scosse erano già avvenute. Non possiamo fare una correlazione diretta tra la sismicità e la valanga. La valanga sarebbe caduta comunque. Può darsi che la sismicità di fondo abbia contribuito, ma sarebbe in ogni modo caduta proprio per il peso stesso della neve".

Nel 2010, un gruppo di ricercatori dell’università giapponese di Nagoya pubblicò uno studio molto accurato sul Journal of Glaciology mettendo in relazione i database sismologici di tutto il mondo con tutte le valanghe verificatesi nel periodo compreso tra il 1899 e il 2010 delle quali si aveva notizia. Identificarono connessioni fra valanghe e sismi per valori vari della magnitudo e della distanza dall’epicentro. Da quello studio emerge, in particolare, che anche terremoti distanti e non particolarmente violenti sono in grado di innescare valanghe disastrose. La distanza dall'epicentro non risulta quindi essere un ostacolo per la generazione di un evento catastrofico. Questo sulla base di dati sperimentali. Si tenga anche conto che, nel caso di Rigopiano, la distanza fra gli epicentri e il luogo del distacco della valanga non è molto elevata.

Le opinioni degli esperti consultati sono rispettabili ma, per quanto è dato sapere, non sono supportate da osservazioni scientifiche verificabili. Non risulta, inoltre, che la zona origine della valanga fosse dotata di sensori tali per avere una valutazione quantitativa della sollecitazione sismica.

Non vi è alcun dubbio, comunque, che le perturbazioni generate dalle quattro scosse di magnitudo superiore a 5 abbiano sollecitato la massa di neve.

Quando si cammina in montagna in prossimità di grandi masse di neve, si viene invitati a non parlare ad alta voce. Si pensa che perfino la piccola quantità di energia delle onde sonore generate dalla voce umana sia in grado di innescare valanghe. Trovo incomprensibile, quindi, che gli esperti non abbiano considerato la perturbazione provocata dalla scossa di magnitudo 4.3 che si è verificata alle 16:16, cioè entro l’intervallo temporale in cui si sa essersi verificata la valanga. La rete sismica nazionale dell’Ingv ha ben registrato quella scossa: appare quindi incomprensibile perché il presidente Ingv non ne abbia fatto cenno durante la sua intervista a SkyNews.

Evidentemente, si vuole escludere ad ogni costo la causa sismologica e per questo si cerca addirittura di far passare l'dea che il rapporto causa-effetto fra terremoto e valanga debba essere istantaneo, malgrado non ci sia alcuna ragione fisica che lo imponga. Il distacco della massa di neve è la conseguenza di un processo cumulativo di più fattori, fra i quali l'attività sismica senz’altro gioca un ruolo non trascurabile per la grande energia che i terremoti mettono in gioco. In ogni caso, se è sufficiente parlare ad alta voce per provocare valanghe, un terremoto di magnitudo 4.3, estremamente più energetico della voce umana, non dovrebbe esser trascurato.

Sono allora incomprensibili il modo assertivo e la sollecitudine con cui la causa sismologica della catastrofe è stata scartata. Un classico caso di ipse dixit: non si spiega il perché e non sono quindi possibili dubbi e discussioni! Esattamente il contrario dei metodi della moderna ricerca.

In quel periodo di terremoti e grandi nevicate, l’allora Presidente della Commissione Grandi Rischi (recentemente sostituito) non ritenne di consultare la sezione della Commissione che si occupa dei rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana, come dichiarò lo stesso coordinatore di quella sezione. Una settimana prima del disastro era stato promulgato per quella zona un allarme meteo: erano previsti fra i 2 e i 4 metri di neve!

La Grandi Rischi, in quei giorni, preferì invece lanciare un allarme per un possibile crollo delle dighe di Campotosto, preconizzando addirittura un "effetto Vajont", mostrando una preoccupante ignoranza della geomorfologia del territorio.

Insomma, ci si preoccupò di eventi completamente privi di senso, ignorando rischi gravissimi sotto gli occhi di tutti. Non ci si capacita del fatto che nelle analisi fatte sull’innesco della valanga si sia sistematicamente ignorato il terremoto delle 16:16.

Di tutto questo abbiamo parlato sul Foglietto una prima volta il 13 aprile e una seconda il 30 novembre. Nessuno ha contestato i contenuti di quegli articoli. Torno sull’argomento ancora una volta perché considero doveroso sottolineare che non c’è alcuna ragione per escludere la causa sismica della valanga.

Concludendo, situazioni di grande rischio furono ignorate o non comprese da coloro che avevano ufficialmente il dovere e, almeno in linea di principio, le competenze necessarie per individuare e valutare i rischi per poi dare le indicazioni necessarie per la difesa di coloro che si trovavano in situazioni di pericolo.

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Geofisico dell’Accademia dei Lincei

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