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Venerdì, 29 Mar 2024

Il 29 maggio del 1848 morì durante la battaglia di Curtatone Leopoldo Pilla. A molti il nome Leopoldo Pilla non dirà niente ma è stato un grande scienziato della Terra: un geofisico ante litteram.

Pilla era nato a Venafro, in Molise, il 24 ottobre del 1805. A 14 anni si trasferì a Napoli per seguire i corsi universitari. Nel 1829 si laureò in Medicina e Chirurgia. Partecipò a un concorso e divenne chirurgo militare. Nel 1831 fece parte di una commissione medica inviata dal governo borbonico a Vienna per studiare il “colera morbus” che stava mietendo molte vittime in Europa.

La medicina però non lo attraeva particolarmente: i suoi interessi erano la letteratura, lo studio della lingua italiana e sopratutto l’osservazione della Terra. I suoi studi su aspetti vari della crosta terrestre varcarono ben presto i confini del Regno di Napoli e furono pubblicati anche in riviste francesi, tedesche e inglesi che gli portarono una fama internazionale. Per questo era dato per scontato che nel 1835, quando all’Università Partenopea si liberò la cattedra di mineralogia, venisse chiamato a ricoprirla.

Ma così non fu. Nonostante i suoi meriti indiscussi e i buoni rapporti che aveva con importanti personaggi la sua nomina a professore fu avversata e ostacolata da potenti notabili del mondo accademico e da rappresentanti del governo borbonico. Un'ostilità che aveva anche ragioni politiche perché Leopoldo era figlio di un giacobino sospettato di aver frequentato la carboneria, ed egli stesso, che aveva frequentato ambienti liberali, era toccato dal medesimo sospetto.

Comunque, nel 1841, grazie a un accordo tra il ministro dell'Interno e il suo collega della Pubblica istruzione, Pilla venne nominato professore di mineralogia all'Università di Napoli, dove, nel mese di novembre, tenne la sua prima lezione.

Il 4 dicembre del 1841 Pilla incontrò a Napoli il Granduca di Toscana in visita nel regno borbonico. Il sovrano, tornato in Toscana, gli fece recapitare una lettera, giunta a Napoli il 27 dicembre, con la quale gli offrì la cattedra di Mineralogia dell'Università di Pisa. Pilla, dopo dubbi e incertezze, accettò di lasciare Napoli e il 3 giugno 1842 giunse a Pisa che, dopo Bologna, era una delle più prestigiose Università dell'epoca.

Pilla a Pisa trovò l'ambiente ideale per i suoi studi: pubblicò numerosi trattati di Mineralogia, acquistò grande fama e prestigio divenendo uno dei geofisici più importanti della sua epoca. Fu inviato più volte a rappresentare l'Università pisana a congressi internazionali e allargò i rapporti e gli scambi con scienziati europei.

Strinse rapporti anche con i più ferventi liberali della Toscana. I fermenti politici che cominciarono ad attraversare l'Italia fin dalla metà del 1847 indussero Pilla il 22 marzo del 1848 a imbracciare un fucile e a partire, con il grado di capitano alla testa del battaglione di studenti universitari alla volta della Lombardia per schierarsi al fianco di Carlo Alberto di Savoia per partecipare alla prima guerra di indipendenza.

Il 19 maggio, dopo una lunga marcia, il battaglione pisano giunse al Campo delle Grazie nei pressi di Curtatone.

Il 29 maggio, il giorno della battaglia, si incrociarono le strade di Carlo Alberto e dei volontari toscani. I piemontesi attaccarono ma il maresciallo Radetzky cercò di prendere alle spalle l'esercito di Carlo Alberto. La manovra venne impedita dalla resistenza degli studenti Pisani che furono però decimati. Al Campo delle Grazie morì anche Leopoldo Pilla, «ucciso - scrisse uno dei reduci - stando elevato sopra un mucchio di sassi, mentre regolava i militi della sua compagnia e loro distribuiva cartucce». Il suo corpo non fu mai ritrovato.

Il lavoro più importante di Pilla fu Istoria del tremuoto che ha devastato i paesi della costa toscana il dì 14 agosto 1846, Pisa, Vannucchi, 1846, su books.google.it. (Esiste una copia anastatica dell’Editrice Forni).

Vi si può trovare un modo molto moderno di vedere il fenomeno sismico. Pilla intuisce quanto poi verrà sviluppato, più di un secolo dopo, soprattutto negli Stati Uniti. Addirittura, sembra aver intuito alcuni aspetti che risulteranno, un secolo più tardi, importanti per lo sviluppo della Tettonica a Placche.

Leggendo e sentendo alcuni “esperti” contemporanei, risulta evidente che quasi due secoli fa qualcuno aveva le idee molto più chiare sul meccanismo dei terremoti. E questo visto che ancora, in maniera inutilmente elaborata, c’è chi sostiene la teoria dei cosiddetti “terremoti da crollo”: porzioni di crosta che precipitano dentro la crosta non si sa né come né perché. L’idea originale è, peraltro, vecchia di circa duemilacinquecento anni: risale addirittura agli antichi greci. Anassimene sosteneva che la Terra era da considerare come una vecchia casa che continuamente crolla per cedimento della sua parte inferiore.

Frequentavo il primo anno di Fisica a Bologna quando fu celebrata l’ultima o una delle ultime autentiche feste della Matricola. Le feste duravano tre giorni e tre notti e coinvolgevano tutta la città: in confronto il Carnevale di Rio era una festa paesana. Per antichissima tradizione venivano delegazioni di studenti da tutte le principali Università italiane ed europee. Il pomeriggio del terzo giorno le delegazioni sfilavano fra sberleffi e lazzi di ogni tipo degli studenti bolognesi. C’era rispetto solo per gli studenti Pisani che sfilavano indossando il cappello goliardico con la punta tagliata. Tagliata in ricordo della battaglia di Curtatone perché dava fastidio quando prendevano la mira con il moschetto.

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Geofisico dell’Accademia dei Lincei

 

 

 

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