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Lunedì, 29 Apr 2024

Chissà perché, siamo forse l'unico paese in cui non si trae alcuna lezione dalle tragedie. E dire che l'Italia è un paese a prevalenza di cattolici, per cui si dovrebbe dare grande importanza alla vita umana. Ma dinanzi al profitto e alla speculazione edilizia, questi principi spesso si sciolgono come neve al sole.

Così, dopo ogni catastrofe, si sprecano i buoni propositi e gli slogan e, con l'immagine ancora viva dei morti, si stanziano risorse, più o meno ingenti, per prevenire il ripetersi di simili disgrazie; si moltiplicano le iniziative legislative. Poi, passato un po' di tempo, tutto cade nel dimenticatoio, poco o nulla si fa e quel poco che si fa risponde agli appetiti di consorterie insaziabili.

Dopo i terremoti dell'Umbria, nel 1997 e dell'Aquila, nel 2009, sono stati stanziati circa 84milioni di euro per interventi di consolidamento antisismico nel territorio colpito dall'ultimo terremoto.  Denaro non speso o speso male, come dimostra lo stato in cui versano i due ponti di accesso ad Amatrice e la scuola Romolo Capranica.

Ma non basta. Dopo il sisma del 1997, il Genio civile individuò sul territorio reatino 300 interventi di ricostruzione, miglioramento sismico e adeguamento, per un totale di 79 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato. Come riportato in un'inchiesta del quotidiano Repubblica, tra Accumoli e Amatrice furono censiti 11 immobili e 10 chiese tra le quali il complesso parrocchiale San Pietro e Lorenzo ad Accumoli, il cui campanile, crollando, ha ucciso la famiglia Tuccio, padre, madre e due bambini. Fondi gestiti direttamente dalla Curia di Rieti, attraverso un ufficio tecnico creato ad hoc presso la diocesi.

Miglioramento e adeguamento sono due voci chiave dopo ogni catastrofe. Se per il miglioramento sismico si intendono piccoli interventi che non modificano sostanzialmente la stabilità dell'immobile, per adeguamento, si intende il vero e proprio consolidamento, che è molto più costoso. Ebbene, quasi tutto ciò che è stato fatto con i pochi fondi a disposizione, ha riguardato il miglioramento. Insomma, fondi sprecati, erogati con infinite lungaggini burocratiche e che, forse proprio per questo, spesso hanno preso altre vie.

Né è andata meglio in Emilia dove, fin dal 2005 venne recepita con DGR 1677/2005, l’Ordinanza del Presidente Consiglio dei Ministri (OPCM) n. 3274/2003, che operava una riclassificazione sismica del territorio. “Di conseguenza -  scriveva l'Arpa Emilia Romagna - tutte le azioni per la riduzione del rischio sismico previste per i comuni classificati sismici, sia in fase di pianificazione territoriale e urbanistica che di progettazione, sono oggi richieste in tutto il territorio ..Le analisi di pericolosità sismica indicano che l’Emilia-Romagna è soggetta a una sismicità che può essere definita di medio grado...il danno da terremoto è determinato soprattutto dalla vulnerabilità del patrimonio edilizio”...“Il rischio sismico può, essere rilevante anche in zone a bassa sismicità per l’elevata concentrazione di attività produttive e centri abitati e per la presenza di costruzioni a elevata vulnerabilità. L’Emilia-Romagna è, dunque, una regione a elevato rischio sismico”.

Quindi, c'era consapevolezza dei rischi. Ma che si fece? Nulla o quasi. Con una serie di leggi si riconobbe un ruolo fondamentale alla pianificazione territoriale e urbanistica, nel rispetto della microzonizzazione sismica, per concorrere alla riduzione e prevenzione del rischio sismico, fissando soglie di criticità, limiti e condizioni per la realizzazione degli interventi di trasformazione e prevedendo misure premiali per incentivare l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente.
Inoltre, si provvide al completo riordino delle funzioni regionali e locali attinenti alla materia sismica, dettando un nuovo regime di controlli sulle pratiche sismiche con l’istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico composto da esperti in materia sismica e di un Comitato regionale per la riduzione del rischio sismico. Ma poco o nulla venne fatto nonostante si avesse consapevolezza della pericolosità della situazione e dell'inadeguatezza del patrimonio edilizio e lungo la costa la situazione è potenzialmente ancora più rischiosa.

Una cosa è certa, in Italia ogni terremoto si traduce in un’occasione di sperperi e lauti guadagni per le solite lobby, per favorire gli amici del governo di turno. Ricostruzioni spesso sbagliate che durano decenni, baraccopoli diventate ormai reperti storici, come a Messina. Popolazioni non tutte uguali e con pari diritti che, a seconda di chi li governa, è come se vivessero in stati diversi. E così, i siciliani appaiono figli di un dio minore rispetto ai friulani, come pure gli abitanti delle piccole frazioni o ai margini del cratere rispetto a quelli dei centri più grandi.

Ma quel che è peggio è che quando arriva una proposta di buon senso neppure la stampa, sempre pronta a denunciare ritardi e disservizi, se ne fa paladina, anzi la ignora.

Un ultimo esempio? Il sindaco dell'Aquila Cialente, in occasione del recente tragico sisma, ha messo immediatamente a disposizione le abitazioni costruite per i terremotati aquilani nel 2009, che si stanno via via liberando, man mano che i cittadini rientrano nelle proprie case ricostruite o risanate.

Dal sito del comune dell'Aquila leggiamo che al 31 agosto 2016 risultano disponibili 415 alloggi, 347 nel progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili)) e 68 Map (Moduli abitativi provvisori), in altri termini i prefabbricati in legno. Immobili che avevano suscitato e suscitano tutt'ora polemiche per la qualità costruttiva e per i costi di realizzazione e di mantenimento: 4.449 appartamenti costati oltre 833 milioni, per qualcuno fino a 2.800 euro al m² (1.368 la cifra ufficiale) per alloggiare 12.969 persone; mentre i 3.535 prefabbricati costarono 733€/m² e ospitarono 7.202 persone (dati della commissione Barca).

Sia come sia, Cialente si è detto consapevole della necessità della popolazione di non essere eradicata dal proprio territorio, tant'è che, oltre a mettere a disposizione gli alloggi, ha offerto anche una navetta che quotidianamente avrebbe portato gli sfollati a casa, per seguire la ricostruzione. L'Aquila, infatti, dista dal cratere del sisma appena 50 km.

Ebbene, nessuno, ma proprio nessuno, ha caldeggiato questa proposta, men che meno i politici aquilani che fin dal 25 febbraio scorso in Consiglio comunale hanno votato un atto di indirizzo al sindaco affinché si provveda, man mano che gli alloggi costruiti per i terremotati si liberano, alla loro demolizione. Il motivo? Hanno contribuito a far crescere il disavanzo comunale di 10milioni e, ma forse è questo il vero motivo, hanno paralizzato il mercato immobiliare.

A L'Aquila, infatti, il costo degli immobili - dopo gli anni in cui saliva vorticosamente, nonostante la calante qualità edilizia - è precipitato e non solo a causa del sisma e dell'abbandono della città da parte di molti abitanti.

E dire che, con un serio piano di recupero e manutenzione, quegli immobili potrebbero rappresentare, per qualche anno, un adeguato ricovero per i nuovi terremotati e, poi, un serbatoio di immobili per i tanti studenti fuori sede e per i turisti. Insomma, un'occasione di rilancio per una città quasi al collasso economico dal 6 aprile 2009 e per la sua prestigiosa università.

Invece, si preferisce spedire per sette mesi i nuovi sfollati a San Benedetto del Tronto, in attesa dei prefabbricati. Quanto costerà il trasloco sulla costa, a più di 90 km da Amatrice? Per gli aquilani, il soggiorno negli alberghi costò 130 milioni.

Insomma, tutto fa presumere che il costo di ogni evento sismico continui a crescere. Nel 2010, lo studio «Trent'anni di terremoti italiani - Analisi comparata sulla gestione delle emergenze», a cura di Stefano Ventura, pubblicato sul giornale della Protezione civile, quantificava che se per ogni terremotato dell'Irpinia si erano spesi 7.889 euro, per gli abruzzesi ad un anno dal sisma si era già saliti a 23.718 euro. Per gli emiliani, ancora non si hanno dati definitivi. Per gli abitanti di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto quanto si spenderà? Verranno risarcite anche le seconde case?

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