E’ solo questione di qualche settimana e il governo Gentiloni, fotocopia del governo Renzi, varerà il decreto legislativo contenente la cosiddetta riforma Madia, che assumerà il nome di Testo unico del pubblico impiego.
Prima di approdare in Gazzetta, il Testo, però, dovrà essere oggetto di intesa con Regioni ed enti locali e acquisire i prescritti pareri parlamentari.
Come già abbiamo avuto modo di chiarire su questo giornale, il dlgs - che avrebbe dovuto vedere la luce lo scorso anno, se non fosse stato oggetto di censura da parte della Consulta – è propedeutico all’avvio delle trattative per i rinnovi contrattuali dei dipendenti del pubblico impiego, la cui busta paga non registra incrementi da più di sette anni.
Ma per far decollare le tanto attese trattative, servono anche gli atti di indirizzo da parte della Funzione Pubblica e lo stanziamento delle risorse per l’anno 2018, per cercare di assicurare quell’aumento lordo medio mensile di 85 euro, a regime, indicato nell’intesa governo-sindacati del 30 novembre scorso, sottoscritto a pochi giorni dal tragico (per il governo Renzi) referendum costituzionale.
Il Testo unico conterrà diverse altre novità per i lavoratori pubblici, a partire dal superamento delle tre famose fasce per l’attribuzione di una parte del salario accessorio, introdotte – e, di fatto, mai applicate – dal decreto “Brunetta” (d.lgs n. 150/2009).
Il provvedimento che il governo si appresta ad approvare introdurrà il principio in base al quale i contratti nazionali potranno derogare le leggi che riguardano il lavoro pubblico, con l’eccezione del Testo unico.
La conseguenza sarà che - se le famose tre fasce fortemente volute nel 2009 dall’allora ministro della Funzione Pubblica non verranno recepite dal nuovo Testo unico - i contratti nazionali del pubblico impiego potranno ignorarle, fatto salvo però il divieto di distribuire “a pioggia” la parte di salario accessorio che va sotto il nome di “fondo di produttività”, i cui criteri di attribuzione selettiva dovranno, comunque, essere previsti dai medesimi contratti.
Il nuovo Testo introdurrà altre novità. Innanzitutto, una procedura accelerata, che determinerà la sospensione dal servizio in 48 ore e il licenziamento in 30 giorni per chi timbra l’entrata senza poi andare in ufficio.
Tale sanzione verrà applicata per tutti i comportamenti punibili con il licenziamento e colti in flagrante e che si estendono alle assenze ingiustificate, ai falsi documentali, alle condotte aggressive, alle violazioni gravi e reiterate dei codici di comportamento, alla ripetuta valutazione negativa e, per i dirigenti, al mancato esercizio, con dolo o colpa grave, dell’azione disciplinare che dovrà essere portata a termine entro 90 giorni mentre oggi il termine è di 120.
Inoltre, nel mirino del nuovo Testo anche misure per "contrastare fenomeni anomali di assenteismo", come le assenze per malattia nelle giornate di venerdì e/o lunedì.