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- di Maurizio Sgroi
Ancor prima che la pandemia ci rendesse consumatori compulsivi di shopping on line, il numero di spedizioni internazionali di pacchi risultava più che quadruplicata in meno di vent’anni.
La circostanza che il Fondo Monetario Internazionale abbia deciso di dedicare un capitolo della sua ultima Global financial stability review ai tormenti vissuti dal settore degli immobili commerciali, devastato dai vari lockdown, dà pienamente ragione a chi temeva che gli effetti della pandemia sul settore sarebbero stati non solo notevoli, ma anche imprevedibili quanto agli esiti.
La questione fiscale da sempre è stata una cartina al tornasole per capire la lotta fra classi sociali, fra conservatori, reazionari e progressisti, fra privilegio e giustizia sociale. Grandi rivoluzioni hanno avuto come motivazione immediata e scintilla tale questione: da quella inglese di Cromwell a quella americana a quella francese.
La lettura del Fiscal monitor del Fondo monetario internazionale (Fmi) riserva, nell’edizione di aprile, osservazioni molto stimolanti sulla configurazione dell’economia internazionale, ancora alle prese con i guasti della pandemia. Ne deriva che quest’ultima ruba le luci della scena e sembra che null’altro possa essere meritevole di attenzione. Dall’esito dell’emergenza sanitaria deriva quello della nostra felicità futura. E non soltanto perché il virus condiziona la nostra salute. Ma perché ha un effetto diretto e devastante sugli andamenti economici, che sempre alla salute, in un modo o nell’altro, conducono.
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