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Venerdì, 03 Mag 2024

di Ivan Duca

Domani, 31 ottobre, il cda del Cnr discuterà un nuovo progetto di riorganizzazione dell’Istituto di Scienze Neurologiche di Cosenza, notizia che ha colto di sorpresa gli ignari ed increduli dipendenti, la stragrande maggioranza dei qualii teme un colpo di mano e per questo sta protestando vibratamente.

Così, dopo il progetto di un improbabile Istituto di Scienze Neurologiche e Nefrologiche avanzato nel maggio del 2011 dal direttore Antonio Gambardella, raccolte le non poche critiche della comunità scientifica, incuriosita dalle potenzialità nascoste di un progetto che prevedeva l’integrazione della neurologia con la nefrologia, adesso lo stesso direttore propone una nuova riorganizzazione dell’Isn. Ora come allora, il progetto è condiviso e sponsorizzato da Gianluigi Condorelli, già direttore del dipartimento di medicina ed ora coordinatore del comitato ordinatore del nuovo dipartimento di Scienze Biomediche.

Ma passiamo ai fatti e cerchiamo di comprendere cosa sta accadendo in quel di Mangone, alle porte di Cosenza.

Il direttore dell’Isn, Antonio Gambardella, sembrerebbe aver focalizzato il suo incarico nel partorire progetti di riordino dell’Istituto del quale è direttore, quasi manifestando un palese malessere nei confronti della struttura che è stato chiamato a guidare, nonostante la stessa gli sia stata consegnata dall’ente in ottima salute, tant'è che i panel di valutazione rimanevano impressionati favorevolmente "per la qualità dell’organizzazione nella sede di Cosenza", consigliando alla stessa struttura ”Keep up the good work.

Pertanto, appaiono a dir poco incomprensibili i ripetuti tentativi di "riassetto" dell'Istituto con azioni che, alla fine, si concretizzano sempre, semplicemente ed esclusivamente nella proposta di trasferimento di attività, sede ed attrezzature dall’Isn di Cosenza nell’Università di Catanzaro. In tale Ateneo, solo per inciso, Antonio Gambardella è professore associato mentre Aldo Quattrone, ex direttore dell’Isn nonché attuale responsabile di un’Unità di Ricerca presso Terzi (Urt) dello stesso Isn, ne é l'attuale Rettore.

Ciò che accomuna tali proposte di riorganizzazione dell’Isn è il singolare iter adottato, che sembrerebbe palesemente difforme da quanto previsto in materia dall'art. 25 del Regolamento di organizzazione e funzionamento del Cnr.

Infatti, ai sensi del predetto regolamento non compete ai direttori di Istituto bensì ai dipartimenti il potere di iniziativa circa costituzione, modifica, trasformazione e qualsivoglia riorganizzazione degli Istituti. Di contro, risulta dalla relazione al cda del Direttore della Dcspi (che cura l’istruttoria della pratica per lo stesso cda) che la proposta di riorganizzazione dell’Isn è stata avanzata dal direttore Gambardella.

Peraltro, sono in tanti a chiedersi se il comitato ordinatore del neo dipartimento di scienze biomediche abbia la titolarità del potere di proposta, atteso che dovrebbe assicurare esclusivamente l’ordinaria amministrazione della struttura, in attesa dell'imminente nomina del nuovo direttore di dipartimento di scienze biomediche.

I dubbi aumentano se, come nel caso di specie, si osserva che il comitato ordinatore sembra non abbia avanzato alcuna proposta, dato che esisterebbe soltanto un parere redatto dal coordinatore del comitato, Gianluigi Condorelli (cfr. allegato 3 alla relazione).

Si ricorda, ad onor di cronaca, che anche in occasione del progetto di riorganizzazione dell’Isn di maggio 2011 la proposta proveniva dal direttore Gambardella, sempre con il placet di Condorelli, anche allora non direttore con pieni poteri, dato che operava in regime di prorogatio, per la sola conduzione dell’ordinaria amministrazione. Anche per tali insanabili vizi il progetto non ebbe alcun seguito.

Ma vi è di più, se si considera che, sempre in violazione del predetto art. 25, sembrerebbe che non sia stato sentito né il personale (che da tempo responsabilmente chiede udienza ai vertici del Cnr per discutere della gestione dell'Istituto e della divergente visione strategica con la direzione), vera anima del progetto, né le stesse organizzazioni sindacali.

Esaminando nel merito il progetto presentato da Gambardella (cfr. allegato 1 alla relazione) si riscontrerebbero non poche criticità.

Il documento magnifica: l’eccellenza dell’Istituto, che sino ad ora ha ottenuto “risultati scientifici sicuramente straordinari” (cfr. allegato 1, pag. 15); la scelta scientifica di grande valenza strategica con importanti ricadute socio - culturali (cfr. allegato 1, pag. 13); l’eccellenza dell’organizzazione attuale dell’Isn “capace di diventare in brevissimo tempo punto di riferimento di interessi scientifici ed assistenziali di soggetti pubblici e privati nel mezzogiorno d’Italia e, più in generale, nell’area mediterranea” (cfr. allegato 1, pagg. 10-11) ed, infine, la “posizione di eccellenza per la sua riconosciuta attenzione e sensibilità al miglioramento continuo della qualità” in ragione dell’ottenimento della certificazione UNI EN ISO 9001:2008 per la sede di Cosenza (cfr. allegato1, pag. 12).

A tutto ciò deve aggiungersi che la sede principale di Cosenza è struttura accreditata ed autorizzata all’esercizio di attività sanitaria, per la sua rispondenza ai requisiti di legge in termini di idoneità tecnica, logistica e professionale sia della struttura che del personale che vi opera.

All’esito di tale esposizione, Gambardella conclude che l’Isn andrebbe verso un “declino scientifico” a causa di: 1) tecnologie datate e vetuste; 2) gestione economica; 3) isolamento dell’Isn. Tutto ciò si aggiungerebbe alle “fosche” prospettive economiche, che lo stesso Gambardella riconduce al mancato rinnovo della convenzione in essere con la Regione Calabria (cfr. allegato 1 , pag. 6).

L’unica soluzione per tutti questi asseriti mali sarebbe il trasferimento dell’Istituto a Catanzaro presso il Campus Universitario di Germaneto, dove tra l’altro, come dianzi evidenziato, l’Isn ha già una Sezione ed una Unità di Ricerca presso Terzi.

Circa la presunta vetustà delle tecnologie nonché i dubbi sulla gestione economica, non può essere sottaciuto che l’Isn è stato sottoposto a verifica contabile, dall’esito ancora sconosciuto, su disposizione dell’ex dg Tuzi,  e che lo stesso Isn ha investito rilevanti somme in attrezzature.

Quanto alle “fosche” prospettive economiche, tutte da verificare in concreto, le ipotesi di Gambardella sembrano smentite da quanto asserito dal governatore della Regione Calabria Scopelliti, che in una recente nota inoltrata al Presidente della Provincia di Cosenza ha comunicato di aver avviato l’iter per il rinnovo della convenzione con la sede di Cosenza, essendo intenzione della Regione stessa di continuare a "giovarsi delle prestazioni di questa struttura di eccellenza", precisando altresì "che nessuno dei componenti dell'attuale giunta Regionale ha mai ipotizzato il trasferimento delle attività del Cnr di Mangone a Catanzaro".

L’ultima, ma non meno importante, stravaganza del progetto è la proposta di mantenere in vita una Unità di Ricerca presso Terzi, senza più il “terzo”. Ciò in quanto il progetto prevede il trasferimento della sede dell’Istituto in Catanzaro, mantenendo, nella stessa sede ma come entità separata, l’Urt dell’Isn ad oggi già esistente.

A questo punto, alcune domande sorgono spontanee. Quale economicità e razionalizzazione porta tutto ciò? Perché il progetto non prevede la fusione dell’Urt nell’Istituto? Questo sarebbe il naturale sbocco di un’esperienza che il Regolamento del Cnr prevede a tempo determinato e che, nel caso di specie, è già stata eccezionalmente prorogata.

Nonostante le rilevanti criticità del progetto, il direttore centrale della Dpsci, Massimiliano Di Bitetto, a sostegno della proposta, afferma che “a valle dell’illustrata riorganizzazione scientifica, anche al fine di evitare di disperdere le esperienze professionali acquisite in questi 15 anni”, “l’Isn avrà una dimensione adeguata in termini di risorse umane”.

Anche in tale caso ci si chiede come un mero cambio di sede possa incidere sull’adeguata dimensione delle risorse umane. Da ultimo si osserva che la tabella allegata da Di Bitetto (cfr. Relazione al cda, pagina 3) sottodimensiona macroscopicamente la consistenza di personale della sede di Cosenza. Il dato corretto (31 dipendenti a tempo indeterminato) è estrapolabile agevolmente dal libro matricola del Cnr (http://www.dcp.cnr.it/).

All’esito di queste complesse vicende, ad aumentare è certamente l’amarezza dei cittadini calabresi, che in circa 2000 hanno sottoscritto una petizione per far restare l’Isn a Cosenza, istanza sostenuta dal Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, dal consigliere regionale Mimmo Talarico, a cui si sono uniti altri consiglieri, dall'Europarlamentare Niccolò Rinaldi, dal senatore Elio Lannutti, che ha presentato sulla questione un’interrogazione al Governo, nonché da tante altre forze politiche, dalla società civile e, persino, della Chiesa.

L'Usi-Ricerca, invece, è l'unica forza sindacale che, fin dall'inizio, ha assicurato il proprio sostegno in difesa dei diritti dei pazienti e della professionalità di tanti lavoratori, che un eventuale, sciagurato trasferimento dell'Isn a Catanzaro finirebbe per mortificare.

Ora occorre continuare a tenere alta la guardia, in attesa che si diradi la “foschia” che sembra avvolgere molte menti e sperare, se ci sarà ancora tempo, che quelle eccellenti professionalità, stanche e mortificate da uno sconcertante quanto incomprensibile comportamento dell’ente, non prendano altre strade, distruggendo sì, questa volta, il capitale di conoscenza con tanto impegno creato.

E' forse quello che vogliono i vertici del Cnr e tutti coloro che in tutti questi mesi hanno scelto la via del silenzio, salvo rivendicare in articulo mortis meriti che, per la loro storica latitanza, non gli possono essere riconosciuti.

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