di Paolo Vita
Dalla Relazione sulla gestione finanziaria dell’Istat per il biennio 2010- 2011, diffusa il 15 febbraio dalla Sezione controllo enti della Corte dei conti, i magistrati contabili muovono severe critiche all’operato dell’ente di ricerca di via Balbo.
In particolare, puntano il dito su due aspetti: il disavanzo finanziario di competenza negli esercizi 2009, 2010 e 2011, per oltre 55 milioni di euro, e la mancata realizzazione della nuova sede nel quartiere di Pietralata a Roma, dove l’ente fin dal 2007 ha acquistato un terreno edificabile, per oltre 14 milioni di euro.
Nel primo caso, stante la situazione di deficit, la Corte ritiene che l’Istat, ai sensi e per gli effetti dell’art. 15, comma 1 bis, della legge 111/2011, vada commissariato e, a supporto, richiama a pag. 52 della Relazione, anche una nota del 15 ottobre scorso del ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo la quale, dopo l’esame del consuntivo 2011, sussistono i presupposti “per l’applicazione delle disposizioni previste dall’art.15, comma 1bis …”.
In pratica, la Corte giunge alle stesse conclusioni tratte dal Foglietto nell’articolo del 26 giugno scorso.
Appare davvero difficile, anche alla luce delle argomentazioni contenute nella Relazione della Corte dei conti, capire le ragioni per le quali il governo Monti fino a oggi non abbia commissariato i vertici dell’ente statistico, pur in presenza di un preciso obbligo di legge.
Anche al secondo punto, riguardante la mancata realizzazione della sede unica di Pietralata, e sul quale la Procura regionale del Lazio sta verificando “la sussistenza di danni erariali e delle connesse responsabilità “ (cfr. pag. 25 della Relazione), Il Foglietto ha dedicato numerosi articoli, l’ultimo dei quali pubblicato il 22 gennaio, sempre censurando il comportamento dell’Istat.
E’ auspicabile, ora, che il nuovo governo, anche sulla spinta delle risultanze della Relazione della Corte dei conti, intervenga sull’Istat e, pur se tardivamente, provveda alla nomina di un commissario”.