di Biancamaria Gentili
Un nuovo capitolo si è aggiunto alla storia della mancata applicazione delle sanzioni di legge da parte del'Istat nei confronti dei soggetti - soprattutto imprese - che per anni (dal 2002 al 2007) non hanno mai risposto ai questionari statistici.
La Corte dei conti (Pres. Ristuccia, Rel. Bersani), con sentenza n. 2065/2009, ha ritenuto non manifestamente infondata l'eccezione di costituzionalità, sollevata dal vice Procuratore generale, Salvatore Sfrecola, titolare dell'indagine, in merito all'articolo 44 del D. L. n. 248/2007 (cosiddetto "milleproroghe"), convertito in legge n. 31/2008. Tale articolo, una sorta di «lodo» statistico, considerava sanzionabile la mancata compilazione dei questionari solo in presenza di "rifiuto formale", ovvero di comunicazione scritta di diniego (sic!), inviata all'Istat dall'autore dell'infrazione. Il provvedimento, ideato dal governo Prodi, dopo che la Procura aveva contestato ai vertici dell'Istat un danno erariale per oltre 191 mln di euro, fu condiviso, in sede di conversione, dalla gran parte dell'allora opposizione di centro-destra. Una solitaria battaglia contro l'aberrante norma venne condotta in Parlamento dall'on. Giorgio Carta, che pure faceva parte del centro-sinistra.
Con l'approvazione del decreto, l'enorme lavoro di accertamento svolto dalla Procura sembrò vanificato, ma il vice Procuratore generale Sfrecola non si è mai arreso, tant'è che, all'udienza del 12 ottobre, ha fermamente sostenuto l'incostituzionalità del «lodo» statistico, perché in contrasto con gli artt. 3, 77, 81, 97, 101 e 103 della Carta Fondamentale. Dello stesso avviso è stato l'avvocato Enrica Isidori, per conto dell'associazione dei consumatori Adusbef, presieduta dal sen. Elio Lannutti (Idv), e del sindacato Usi/RdB che, con una denuncia del 7 maggio 2007, aveva dato il via all'inchiesta.
Contro l'ammissione in giudizio di Adusfef e Usi/RdB si sono espresse le difese degli incolpati, che hanno ribadito la costituzionalità della norma e la legittimità dell'operato dei loro assistiti. Ma il Collegio giudicante è stato di diverso avviso: ha ammesso le due associazioni e, soprattutto, ha ritenuto fondati i dubbi di costituzionalità. Spetterà ora alla Corte Costituzionale esaminare il «lodo», approvarlo o bocciarlo. In quest'ultimo caso, sarà concreto il rischio per gli incolpati di dover rifondere all'erario 191 mln, di cui il 50% (95,1 mln) a carico dell'ex presidente dell'Istat Luigi Biggeri, il 40% (76,4 mln) di due ex direttori generali e due capi dipartimento, il 10% (19,1 mln) di sette direttori centrali.
Da Il Foglietto di Usi/RdB n. 41 del 24 novembre 2009