PolieCo è il Consorzio nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene, senza scopo di lucro, retto con statuto di cui al d.m. 23 maggio 2019 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 11 luglio 2019).
Ai sensi dell’art. 234 del d. lgs. 152/2006, con riferimento ai beni a base di polietilene, sono obbligati ad aderire al Consorzio, al fine di adempiere alle loro obbligazioni ambientali, i produttori e gli importatori, gli utilizzatori ed i distributori, i riciclatori ed i recuperatori di rifiuti, oltre i soggetti che intendano essere coinvolti nella gestione dei rifiuti stessi di beni a base di polietilene.
«PolieCo - dichiara Claudia Salvestrini (foto a fianco), direttrice del Consorzio - è stato il primo a denunciare le triangolazioni dei traffici illeciti, scovando nuove rotte internazionali formatesi dopo lo stop all'import dei rifiuti della Cina nel 2018, svelando, di conseguenza, la crisi del sistema globale del riciclo dei rifiuti».
«Facciamo riferimento a veri e propri container – continua la direttrice – che dai porti italiani raggiungono altri Paesi dell'Unione Europea, come ad esempio la Grecia, dove spesso fanno un prima tappa, per poi essere destinati a Turchia e Paesi del nord-Africa»
«Proprio la Turchia – puntualizza Salvestrini – è diventato il primo Paese importatore di rifiuti plastici provenienti dall'Unione Europea, molti di questi arrivano nei loro territori che godono d'eccezionale fertilità, venendo poi usati per l'agricoltura. Territori in cui nascono e si diffondono discariche illegali a cielo aperto, nelle campagne, tra le case, con bambini che lavorano nella raccolta dei rifiuti, luoghi in cui si appiccano incendi dolosi che creano nubi di diossina e con terra, acqua ed aria sempre più inquinata producendo uno scenario da "terra dei fuochi"».
La direttrice del Consorzio, dopo aver offerto una visione del problema lancia una possibile soluzione ed un appello alle Istituzioni: «Gran parte dei rifiuti che arriva in questi Paesi è costituito da plastica e, da tempo, in PolieCo sosteniamo che il problema reale non sia la plastica in sé, bensì la sua gestione. Questo è un materiale che se avviato ad un corretto riciclo può diventare un vero modello per l'economia circolare, basti pensare al suo utilizzo in campo medico, nell'edilizia ed in agricoltura. A mio avviso, avremmo bisogno di un confronto molto più ampio con le Istituzioni su come gestire e compensare in modo efficace l'impatto della plastica nel settore dell'ambiente, ecco perché il Consorzio investe da anni in attività formative ed informative insieme a diverse università italiane, al Consiglio Nazionale delle Ricerche ed Ordini professionali».