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Domenica, 19 Gen 2025

di Adriana Spera

Il disegno di legge recante “Deleghe al governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi...”,  meglio noto come “Collegato lavoro” approvato il 3 marzo scorso in via definitiva dal Senato, contiene amare sorprese, soprattutto in materia di part time e di permessi per assistere parenti portatori di handicap grave.

Nelle amministrazioni pubbliche, sono circa 170 mila i lavoratori, soprattutto donne, che fino alla fine del 2008 avevano chiesto di ridurre la prestazione lavorativa, con conseguente riduzione dello stipendio. Il part time, fino a luglio 2008 era un diritto del lavoratore, che tutt’al più poteva essere posticipato per un periodo massimo di sei mesi, qualora fosse derivato un grave pregiudizio per l’ufficio.

Con l’entrata in vigore del tristemente noto decreto (Brunetta) n. 112/2008, convertito in legge n. 133, quello che era un diritto è retrocesso a semplice interesse legittimo, con la conseguenza che un eventuale rigetto dell’istanza non offre alcun rimedio al dipendente.

Adesso, a rischiare di tornare al tempo pieno sono in tanti, poiché con il “collegato lavoro”, prossimo alla pubblicazione in Gazzetta, prevede  all’art. 16 che gli enti “possono riesaminare i provvedimenti di trasformazione, dovendo in ogni caso prevalere il buon andamento delle amministrazioni”. In pratica, con una semplice formula di stile, il lavoratore potrebbe vedersi revocare il part time senza alcuna possibilità di difesa. Si tratta di un ritorno al medievale potere discrezionale assoluto della P.A., che da decenni sembrava debellato.

Ma la scure del Governo sta per abbattersi anche su quanti assistono familiari con handicap grave, utilizzando i permessi riconosciuti dalla legge n. 104 del 1992 che ora, con il “collegato”  (art. 24) vengono drasticamente ridotti. Innanzitutto, a poter prestare assistenza al portatore di handicap grave non è più il parente o affine fino al terzo grado, ma fino al secondo.

Inoltre, il diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza alla stessa persona. Solo i genitori possono  usufruirne congiuntamente, ma alternativamente. Dopo la riduzione del salario in caso di malattia,  l’ampliamento delle fasce orarie di reperibilità, la fissazione per legge  (n. 150/2009) della percentuale di fannulloni, col “collegato” il governo ha deciso di superare se stesso nella lotta senza quartiere ai pubblici dipendenti.

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