E’ passata quasi inosservata la notizia che nel corso dell’ultimo Global Gateway Forum, organizzato dall’Unione Europa fra il 25 e il 26 ottobre, fra le varie iniziative è stato ribadito il sostegno dell’UE allo sviluppo del corridoio africano di Lobito, per il quale è stato anche firmato un memorandum d’intesa sottoscritto dalla stessa UE – rappresentata dalla commissaria Jutta Urpilainen –, dagli USA, dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC), dalla Repubblica dello Zambia, dalla Repubblica dell’Angola, la Banca Africana di Sviluppo e l’Africa Finance Corporation.
Si tratta di uno sviluppo del vertice indiano del G20 di settembre scorso, nel corso del quale erano state annunciate alcune iniziative per potenziare la connettività fra Occidente ed Africa, oltre che per favorire la sicurezza delle forniture di minerali critici. E il corridoio di Lobito, che taglierà l’Africa meridionale da Est a Ovest è concepito proprio in quest’ottica.
In particolare, il corridoio consiste in un sistema di infrastrutture destinate a collegare la parte meridionale della RDC e la parte nord-occidentale della Repubblica dello Zambia ai mercati commerciali regionali e globali attraverso il porto di Lobito, in Angola. Quindi non solo uno strumento per il potenziamento dei trasporti regionali, ma anche per veicolare in maniera più efficace alcune materie prime critiche abbondanti sia in Zambia che in Congo.
Ovviamente, questo è solo un pezzo del puzzle più ampio che l’UE vuole sviluppare nell’ambito del Global Gateway Forum, subito intesa come la risposta occidentale alla via della Seta cinese. Ma al di là di queste competizioni, che tanto piacciono ai giornali, la realtà è assai più semplice. L’Africa, in questa parte del secolo, sta godendo di una certa attrattività. Ha risvegliato l’interesse di tutto il mondo. I cinesi sicuramente hanno battuto molte strade, e adesso sembra che l’Occidente abbia capito che non basta donare soldi all’Africa per svolgere la propria funzione politica. Bisogna aiutarla a crescere.
Gli attori non sono tutti qui, peraltro. Si commetterebbe una grave sottovalutazione della posta in gioco se si dimenticassero i forti legami che molta parte dell’Africa ha col mondo arabo, e soprattutto si ignorasse la volontà di potenza, spesso frustrata e perciò pericolosa, della Russia.
Il fatto, puro e semplice, è che l’Africa adesso è a centro dell’interesse del mondo, forse per la semplice ragione che la geografia la pone al centro del mondo. I corridoi africani sono i fili della nuova ragnatela che diversi attori globali stanno tessendo lungo il planisfero. E, come dice il proverbio, fra i due litiganti il terzo gode. Figuratevi se sono più di due.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
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