di Rocco Tritto
Se in molti enti pubblici di ricerca del nostro Paese, l’attività scientifica seguisse gli stessi ritmi e disponesse delle medesime risorse riservate a quella immobiliare, si farebbe un grosso passo in avanti.
Mentre il Cnr, tra accordi con la Regione Calabria per la costruzione di stabili, cementificazioni nell’area della ricerca di Monterotondo, alienazioni di immobili concluse (ex multis: San Martino della Battaglia a Roma e Villa Monastero a Varenna) e tentate, come l’ex Osservatorio solare di Anacapri, appare in testa nella speciale classifica, in buona posizione si trovano anche l’Istat e, da ultimo, l’Ispra.
L’ente di via Balbo, guidato da Enrico Giovannini, sembra quello con le idee meno chiare.
Dopo aver acquistato, nel 2007, un terreno nella capitale per quasi 14 mln di euro e aver acceso un mutuo per quasi 100 mln con la Cassa Depositi e Prestiti, ad oggi non è ancora riuscito a mettere la prima pietra di quella che dovrebbe essere la sede unica dell’ente statistico.
Nel frattempo, però, la vecchia gestione dell’ente ha investito ingenti risorse (due appalti da 7 milioni cadauno) assegnati con l’incredibile sistema della “secretazione” per ristrutturare la sede centrale di via Balbo (di proprietà del demanio e destinata a essere dismessa con la nuova sede), mentre la nuova gestione ha preso in locazione, un anno fa, un altro mastodontico immobile in viale dell’Oceano Pacifico per un canone di 3,7 milioni di euro annui, e ha pensato bene di subentrare nelle conduzione dell’ex sede dell’Isae di piazza Indipendenza.
Ma, anche all’Ispra la ricerca immobiliare è in forte crescita per chiudere e riaprire altrove non solo la sede di via Curtatone, ma anche quella ex Icram di via di Casalotti (vedere articolo a fianco).
E’ il nuovo rinascimento della ricerca. Immobiliare.