di Rocco Tritto
Nel Paese dove tutto è pubblicità, che vede a capo del Governo un personaggio che deve le sue incommensurabili ricchezze e le sue fortune politiche soprattutto alla pubblicità, ci sono due spot che, se trasmessi nelle varie televisioni tra una fiction e un talk-show potrebbero rimpinguare le esangui casse dello Stato.
Il primo, dovrebbe sensibilizzare milioni di consumatori di beni e servizi ad esigere, sempre e comunque, la ricevuta o lo scontrino fiscale a fronte di ogni e qualsiasi pagamento, a prescindere dall’importo.
Appare necessario in questa sede richiamare l’efficace slogan “Chi evade deruba anche te!”, coniato da un’associazione di consumatori sensibile al problema.
Non meno efficace, sarebbe un’altra riforma a costo zero, volta a mettere sotto controllo la spesa pubblica.
Basterebbe obbligare tutte, ma proprio tutte le pubbliche amministrazioni a richiedere alla Corte dei conti il nulla osta alla effettuazione delle singole spese, e non solo per quelle previste dall’articolo 3, della legge n. 20/1994 e successive modiche e integrazioni, tra le quali sono state fatte rientrare quelle per studi e consulenze.
Tale ultima modifica, introdotta con decreto legge 78/2009, ha evitato, ad esempio, che il Cnr spendesse 75 mila euro annui per un consulente giuridico.
Ma siccome “è la somma che fa il totale”, come diceva il grande Antonio de Curtis, in arte Totò, se il controllo preventivo fosse a vasto raggio, gli ingenti costi della macchina burocratica diminuirebbero a vista d’occhio.
Con la eliminazione di sprechi, fatti di spese non solo inutili ma dannose per una collettività che ha bisogno di servizi pubblici degni di un Paese civile.