RESILIENZA: una parola che sta divenendo tanto utilizzata quanto antipatica. Cos’è? Nasce nel 1700 nel linguaggio scientifico internazionale che nel ‘600-’800 usava il latino, col significato di re-salire (da re-silìre = saltare nuovamente), cioè rimbalzare, azione del tornare indietro, dopo un urto, nella stessa direzione.
Con la rivoluzione industriale il termine RESILIENZA è utilizzato nella meccanica: designa la capacità di un pezzo metallico di assorbire urti senza deformarsi e di ritornare elasticamente allo stato iniziale. Nelle scienze ecologiche la RESILIENZA è la velocità con cui un ecosistema ritorna al suo stato iniziale, dopo essere stato sottoposto a una perturbazione di origine naturale o antropica che l’ha allontanata da quello stato.
Recentemente, RESILIENZA ha visto stravolto il suo significato ad opera degli economisti, arrivando ad essere usato abusivamente esattamente nel significato contrario a quello storico.
Ha iniziato Serge Latouche, ideologo della decrescita felice, che l’intende come capacità, di fronte alla crisi, di non soccombere, anzi di rinnovarsi. Gli economisti e i politici che pure sfottono e dileggiano le idee di Serge Latouche, misteriosamente hanno adottato la stessa accezione semantica e così, ad esempio, nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) redatto dal governo italiano, è scritto che la RESILIENZA si raggiunge con la transizione verde e digitale, con l’efficienza energetica e la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, col miglioramento delle infrastrutture per la mobilità sostenibile, con la promozione di un’economia circolare, con il rafforzamento del sistema sanitario, col sostegno al reddito dei lavoratori, e quanto di suggestivo si può scrivere in una agenda di buone intenzioni in cui però si fa fatica a vedere i fatti concreti conseguenti.
Ecco perché RESILIENZA mi è antipatica: significa tutto e il suo contrario. Quindi, la parola perde il suo significato e suscita incertezza. RISULTATO: oggi TRANSIZIONE (che vuol dire passare da un modello ad un altro) …e RESILIENZA (che vuol dire, comunque, tornare alle condizioni iniziali dimostratesi negative e fallimentari), sono in contrasto assoluto. O si cambia, oppure si torna alle condizioni passate!
Usati assieme i due termini sono un OSSIMORO, come lo è “lo sviluppo sostenibile” . Oppure, meglio, un IMBROGLIO.
Giovanni Damiani
Già Direttore di Anpa e Direttore tecnico di Arta Abruzzo
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