Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa scoprirono e liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell'Olocausto, per questo è diventato il giorno della Memoria.
In seguito alla promulgazione delle leggi razziali, annunciate in Italia il 18 settembre 1938, molte matematiche, biologhe, botaniche e fisiche di origine ebrea si ritrovarono, all'improvviso, a essere espulse da università e accademie, cancellate dagli elenchi ufficiali, deportate nei campi di concentramento o costrette a emigrare all'estero.
Ne ricordo alcune tra le tante.
Rita Levi-Montalcini (1909-2012), neurologa, accademica e senatrice a vita, in seguito alle leggi razziali, mentre stava terminando gli studi specialistici di psichiatria e neurologia, fu costretta a emigrare dapprima in Belgio sotto il falso nome di Rita Lupani e poi in America, dove ha potuto terminare le ricerche che hanno identificato il fattore di accrescimento della fibra nervosa, l’NGF, scoperta per cui ha ricevuto il Premio Nobel per la medicina nel 1986.
Altre scienziate ebree, non ce la fecero: la matematica Anna Segre e la pediatra Maria Zamorani morirono ad Aushwitz. Non è dato di conoscere come, perché non è stata ritrovata alcuna testimonianza in merito.
La zoologa Enrica Calabresi venne catturata, portata nel carcere di Santa Verdiana a Firenze dove si tolse la vita, la notte tra il 19 e il 20 gennaio 1944, dopo aver ingerito una dose letale di veleno per sfuggire alla deportazione a Auschwitz.
Altre, come la fisica Nella Mortara, riuscirono a fuggire all’estero (Nella trovò rifugio in Brasile) in attesa che la bufera passasse e poi ritornarono in Italia.
Ricordiamole come meritano!
Lo fa il libro “Sotto falso nome: scienziate italiane ebree (1938-1945)”, di Raffaella Simili
Immagini in alto: Rita Levi-Montalcini e Maria Zamorani; Enrica Calabresi e Nella Mortara.
SaraSesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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