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Venerdì, 05 Dic 2025

La pazienza del nulla, di Arturo Paoli., edizioni Chiarelettere, Milano, 2012,
pp.111,euro 8,00

Recensione di Roberto Tomei

Nato a Lucca nel 1912, Paoli partecipa alla Resistenza dal 1943 ed è attivo nel proteggere gli ebrei perseguitati dai nazisti, ciò che gli varrà la menzione nel Muro d'Onore dei Giusti a Yad Vashem.
Nel 1940 diventa presbitero e svolge il suo ministero a Lucca fino al 1949. La sua vita si complica con il trasferimento a Roma, perché all'Azione Cattolica, di cui viene nominato vice assistente, si scontra con l'allora presidente nazionale, Luigi Gedda. Dimesso dall'incarico, viene nominato cappellano degli emigranti in Argentina.
La sua vita cambia radicalmente dopo un incontro fortuito, con Jean Saphores, missionario appartenente all'Ordine dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, di cui presto entra a far parte, vivendo il noviziato nel deserto del Sahara.
Si trasferisce poi in Argentina, Brasile e Venezuela, lottando sempre a fianco degli ultimi. Nel 2002 è rientrato in Italia, nella sua Lucca, dove ha creato una residenza aperta alla riflessione di singoli e gruppi sul fenomeno religioso.
Nel libro che qui si presenta, Paoli ci fa scoprire Dio nel deserto, lì dove regnano silenzio e vuoto, condizioni ottimali per una feconda contemplazione.
Come sottolineato dallo stesso Paoli, "il deserto è la cornice del nulla. Per scoprire valori allo stato nascente bisogna accettare di essere respinti lì dove nascono le cose. Bisogna avere la pazienza del nulla, non scacciarlo come un demonio, non affrontarlo col nostro coraggio, ma rispettarlo nella sua
qualità di nulla".
Mentre tutti i testi percorrono il sacro, introducendo, passo dopo passo, una "presenza" mai vissuta, ma offerta in una confezione già data e astratta, Paoli rovescia la prospettiva e ci porge una teologia dell'"assenza".

Ma l'importanza di Arturo Paoli nel panorama del cattolicesimo del Novecento non si coglie appieno se si dimentica di citare un altro suo libro fondamentale, ossia il Dialogo della liberazione, che sarà materia prima utilizzata da Gustavo Gutierrez per elaborare la teologia della liberazione,
che si propose come "una liberazione intesa non più soltanto in senso escatologico, ma anche politico, economico e culturale". Sappiamo tutti come andò a finire. La teoria e la prassi della teologia della liberazione furono accusate di contiguità con il marxismo e disconosciute dalla Santa Sede a seguito delle istruzioni Libertatis Nuntius, emanate dalla Congregazione per la dottrina della fede (Prefetto cardinale Joseph Ratzinger) il 6 agosto 1984.
(Roberto Tomei)

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