Il potere che frena di Massimo Cacciari, Edizioni Adelphi, Milano, 2013, pp.211, euro 13,00.
Recensione di Roberto Tomei
L’incipit della riflessione di Cacciari è un passo della Seconda lettera ai Tessalonicesi, che la tradizione attribuisce a san Paolo, nel quale compare la figura del katechon, ossia un qualcosa o un qualcuno che contiene-trattiene-frena il definitivo trionfo dello Spirito dell’empietà, ritardando con ciò stesso il suo annientamento per la forza del soffio della bocca del Signore.
Il testo di san Paolo, oltre ad aver assunto un immenso valore nella tradizione teologica (come si vede anche dall’antologia dei suoi passi più significativi, che opportunamente correda il volume), è stato oggetto, ben al di là di questa, di una riflessione generale sulla “teologia politica”(in particolare nell’opera di Carl Schmitt), ossia sulle forme in cui idee e simboli escatologico-apocalittici si sono venuti secolarizzando nella storia politica dell’Occidente, fino all’attuale oblio della loro origine.
In un dialogo serrato con la predetta tradizione(da Agostino a Dostoevskij), soprattutto con l’opera di Carl Schmitt, rispetto alla quale si pone in “divergente accordo”,Cacciari, dopo aver sviscerato la relazione tra katechon , impero e Chiesa, conclude rilevando l’”apocalittica” aporia di un katechon che vuole contenere in sé il mondo, dato che non può darsi nomos del mondo. Viceversa, egli sottolinea come esistano soltanto” forze, potenze decisive che operano sul piano globale e producono in base alle norme interne al loro funzionamento”, dunque intolleranti di ogni katechon.
In definitiva, secondo Cacciari, ciò che la crisi permanente oggi ragionevolmente consente di affermare è che dalle trasformazioni indotte da queste forze non emergeranno nuove potenze catecontiche, ma forse soltanto “grandi spazi” in competizione, con élites tra loro in conflitto, ma tutte accomunate dall’insofferenza verso qualsiasi potenza trascenda il loro stesso movimento. Occorre, perciò, prendere atto che Prometeo si è ritirato e che per il nostro globo scorazza Epimeteo, “scoperchiando sempre nuovi vasi di Pandora”. (Roberto Tomei)