Giornale on-line fondato nel 2004

Lunedì, 10 Nov 2025

Miss Violence di Alexandros Avranas, con Themis Panou, Kostas Antalopoulos, Eleni Roussinou; durata 98’, nelle sale dal 31 ottobre 2013, distribuito da Eyemoon Pictures

Recensione di Luca Marchetti

Uscendo dal cinema si sente l’esigenza di fare una doccia, ci dovrebbero essere decine di docce nella hall per gli spettatori…” Con queste parole, alcuni anni fa, il regista Nanni Moretti ricordava la sua esperienza con il (brutto) film di Alan Parker Angel Heart – Ascensore per l’inferno.

Citiamo questa divertente iperbole del regista di Sogni d’oro perché la sensazione, quasi fisica, che abbiamo provato di fronte a Miss Violence, Leone d’argento alla miglior regia all’ultimo Festival di Venezia, non è stata troppo dissimile.

Il film di Alexandros Avranas, qui alla sua seconda regia, infatti, è un’opera orgogliosa della propria natura morbosa, fiera di suscitare nei suoi spettatori disgusto e disapprovazione.

Riprendendo il discorso del cinema greco contemporaneo sulla crisi delle istituzioni e sulla morte della società, Avranas si rifà spudoratamente alle opere del suo collega Giorgios Lanthimos e al suo sconosciuto capolavoro Dogtooth (film da recuperare assolutamente). Come in quella pellicola, in Miss Violence, si entra dentro ad una famiglia disfunzionale, crudele, dove sotto l’apparenza del quadro perfetto pulsa una mostruosa e impronunciabile verità.

Il film di Avranas si apre appunto con il suicidio improvviso di una ragazzina e, lentamente, entra nel profondo delle dinamiche (non subito facili da intuire) della sua famiglia “perfetta” fino al tragico, deflagrante, finale.

Miss Violence, sin dalle sue prime immagini, è quindi un’opera disperata. A differenza, però, del film di Lanthimos, dove si puntava più a mantenere (anche a scapito della linearità della trama) lo spirito non conciliatorio, senza mai indugiare sull’effettaccio, la pellicola di Avranas sembra sempre cercare il dettaglio più irritante, la trovata narrativa più fastidiosa.  L’unico obiettivo del regista sembra essere quello di sfinire il proprio pubblico, esagerando fino all’intollerabile, e di torturare psicologicamente i propri attori, bravissimi nell’affrontare stoicamente e con dignità questo tour de force. Confondere questa voglia, quasi compiaciuta, di disturbare tutti con una metafora “seriosa” per lo spaccato sui generis di una società greca alla deriva (per intenderci, la stessa operazione fatta dall’horror A Serbian film con la Serbia di oggi) sarebbe un errore imperdonabile. Cadendo in questa trappola si accetta l’idea che possa esistere un Cinema che odia i propri personaggi e si mette sadicamente contro il proprio pubblico.

Per chi scrive, questo è inaccettabile e deve essere combattuto con forza. Il primo passo è vedere Miss Violence e considerarlo per quello che è.

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI

empty alt

“I colori del tempo”, film di Cédric Klapisch con un grande cast corale

I colori del tempo (titolo originale: La venue de l'avenir), regia di Cédric Klapisch, con con...
empty alt

Al Teatro Binario 7, “Vuoto apparente. Scienziate nel tempo”, con Sara Sesti

Sara Sesti, autrice con Liliana Moro del libro "Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", il 15...
empty alt

Lezioni dall'altra America: non si vince al centro, ma spostando il centro a sinistra

Bisogna evitare che i risultati di New York, Virginia, strappata ai repubblicani, e New Jersey con due...
empty alt

Boom di investimenti cinesi in Africa

Mentre il mondo litiga sui dazi, la Cina sta silenziosamente accelerando i suoi investimenti...
empty alt

Elezioni in Argentina: “Poscia, più che il dolor, poté il digiuno”

La celebre frase è di Dante nel canto XXXIII dell'Inferno, ma serve bene a descrivere in parte ciò che...
empty alt

“Il sentiero azzurro”, inno alla ribellione di una donna contro regimi autoritari e stereotipi sull'età

Il sentiero azzurro, regia di Gabriel Mascaro, con Denise Weinberg (Tereza), Rodrigo Santoro (Cadu),...
Back To Top