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Lunedì, 29 Apr 2024

Killers of the flower moon è un film del 2023, diretto da Martin Scorsese. Il film più atteso dell’anno, con protagonisti Leonardo Di Caprio, Robert De Niro, Lily Gladston e Jesse Plemons, è l’adattamento cinematografico del saggio Gli assassini della terra rossa, scritto da David Grann e, a sua volta, tratto da fatti realmente accaduti.

A Fairfax, in Oklaoma, negli anni Venti, i membri della Nazione Osage scoprono che sotto la terra in loro possesso si cela moltissimo petrolio e questa scoperta li rende presto il popolo più ricco del mondo.

La loro ricchezza, naturalmente, diventa oggetto di brama di molti e tra questi c’è il latifondista William K. Hale (Robert De Niro), il quale ospita il nipote Earnest Burkhart (Leonardo Di Caprio) reduce della Grande Guerra.

William studia un piano per appropriarsi del patrimonio degli Osage e spinge Earnest a sposare la nativa- americana Mollie. Gli Osage, nel frattempo, iniziano ad ammalarsi e a morire misteriosamente, uno dietro l’altro, anche nella famiglia di Molly.

Earnest è davvero innamorato della giovane donna ma, nonostante ciò, contribuisce a spezzare il destino degli Indiani Osage che, come fiori giunti al massimo della loro fortuna e bellezza, vengono soppiantati dai bianchi arrivati in quei territori per sopraffarli. A questo fa riferimento il titolo che riprende una vecchia storia degli Osage che Earnest legge nel corso del film, una metafora che ci racconta del peccato originale degli Stati Uniti e dell’avidità e della prepotenza con cui i pionieri si autoassolvono raccontandosi un mare di bugie.

Ancora una volta Scorsese, anche sceneggiatore del film insieme a Eric Roth, ci racconta della totale mancanza di etica e dell’agghiacciante spietatezza dell’uomo che sfocia in comportamenti criminali: dopo il gangsterismo, la mafia, i crimini d’alta finanza, il regista arriva a raccontarci dell’annientamento di un’intera tribù da parte di uomini senza scrupoli, che giustificano i loro comportamenti semplicemente razionalizzandoli come “affari”.

Il best seller da cui è ispirato il film ha un’impronta più investigativa, del resto si tratta del primo maggiore caso risolto dall’FBI, e il protagonista è infatti il detective Tom White (nel film, Jesse Plemons); Scorsese, invece, sceglie il punto di vista di Earnest, un uomo ignorante e completamente inconsapevole del male che provoca alla moglie, una moglie che ama “quanto i suoi soldi”. È proprio questo il problema e il motivo per cui si affida ciecamente allo zio, il quale, sulla base di un senso di innata superiorità, ritiene inevitabile l’eliminazione della tribù Osage.

La pellicola si libera, dunque, della detection e piuttosto si interroga sulle dinamiche che si celano dietro scelte malvagie e, soprattutto, sul senso di impunità e di autolegittimazione sul quale il sistema nordamericano è costruito.

Scorsese scava nel lato oscuro dell’animo umano, lo sa fare bene, per ricostruire minuziosamente un dramma ed entrare nel cuore di un’America crudele, in cui è il denaro il motore di ogni scelta. Ancora una volta il grande regista ci mostra il volto più nero e più violento della storia americana e, con la colonna sonora del suo collaboratore storico, Robbie Robertson (purtroppo recentemente scomparso) e le interpretazioni magistrali dei protagonisti, che non deludono neanche per un secondo, ci regala un cinema puro, classico, imponente.

Tre ore e mezzo di film sono impegnative ma di certo necessarie per rendere giustizia e omaggio agli Osage, morti per mano nemica, fino all’ultimo ignari di aver accolto in casa i loro stessi assassini.

Anna Sofia Caira
critica cinematografica
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