Ho appena finito di leggere un libretto dello scrittore israeliano David Grossman. Una raccolta di articoli più un discorso prevalentemente pubblicati su la Repubblica. Il titolo del libretto La pace è l'unica strada, edito da Mondadori nel febbraio scorso. Grossman ha perso il figlio Uri nel 2006 nel sud del Libano durante una delle tante guerre israeliane. È un pacifista e aborra la politica di Netanyahu.
Il libro a me è piaciuto per tanti motivi che non sto qui ad elencare. Preferisco, per dare un'idea del pensiero di Grossman, citarne un passaggio tratto dal suo articolo Che cos'è uno Stato ebraico?, pubblicato su la Repubblica il 3 giugno dello scorso anno.
"L'ebraismo in cui mi riconosco è laico e umanistico. Crede nell'uomo e l'unica cosa che ritiene sacra è la vita umana. Chi crede in questo tipo di ebraismo cresce e si sviluppa grazie al dialogo, non all'imposizione. Nella mia coscienza esiste una frequenza d'onda sulla quale sento di appartenere al popolo ebraico. Talvolta, però, sento insofferenza verso questa appartenenza. Avverto un forte legame con il destino di questo popolo, con la sua storia gloriosa e terribile, con l'evoluzione della sua lingua, con la ricca cultura che questo ha creato, con il suo umorismo ironico e sofferto.
Il giudaismo di cui mi sento parte disapprova però l'alterigia e l'arroganza di certi gruppi, di certi partiti e di certi 'circoli' dell'ebraismo odierno. E disapprova pure questi inestricabili binomi che rischiano di soffocarci: religione e messianismo, fede e fanatismo, nazionalismo e fascismo.
Questa sempre più grave 'situazione' suscita l'interrogativo se Israele abbia il diritto di definirsi una 'democrazia'. Un regime di occupazione non può infatti essere democratico. Semplicemente non può. La democrazia scaturisce dalla profonda convinzione che tutti gli esseri umani nascono uguali e a nessuno è negato il diritto di decidere del proprio destino.
Anni di occupazione e di umiliazione possono invece creare tra gli occupati la sensazione che esista una sorta di gerarchia del valore della vita umana. Il popolo conquistato è percepito come inferiore per natura. La sua miseria, la sua indigenza sono agli occhi dell'occupante un verdetto del destino che scaturisce dalla sua stessa indole (com'è noto, è così vedevano, e vedono tutt'ora, gli ebrei). I naturali diritti umani di quel popolo possono essere negati e le sue aspirazioni e valori disprezzati. Di qui si deduce che l'occupante si considera superiore, e quindi padrone di diritto.
In una realtà simile, quanto più aumenta l'influenza della religione, tanto più cresce la convinzione che tale realtà derivi dalla volontà di Dio; non è dunque difficile vedere come la visione democratica, tollerante e liberale del mondo stia svanendo. E io mi domando: chi crede che l'uomo sia stato creato a immagine di Dio come può calpestare questa immagine? Oggigiorno sembra che il pensiero dell'occupazione e delle conseguenze non provochi in molti israeliani un'angosciante (seppure lieve) sensazione di vivere nella menzogna e nel diniego, per non parlare di un senso di colpa".
David Grossman non ha cambiato opinione dopo il pogrom in stile nazista di Hamas il 7 ottobre.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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