“Ragazzi senatori a vita, che coraggio avete a votare la fiducia“. Così ha detto Salvini ieri al Senato in un passaggio del suo sgangherato discorso. L’altro giorno era stato alla Camera il suo sodale Borghi a dare la misura di quale pasta di fango son fatti gli attuali maggiori esponenti della Lega. Perfino la Presidente del Senato Casellati ha ripreso il tanghero milanese che cercava di insultare persone fra cui Liliana Segre nascondendosi, per altro impropriamente, dietro una frase di Grillo di diversi anni fa.
Non c’è da meravigliarsi di questi comportamenti inqualificabili del “bauscia” meneghino, perché non sono soltanto una questione attinente alla sua persona ma alla cultura permeata di rancore e di odio che alimenta la destra italiana illiberale e sostanzialmente fascistoide.
Ricordiamo come venne trattata dai senatori della destra, allora prevalentemente berlusconiana, un’altra senatrice a vita anch’essa ebrea: Rita Levi Montalcini. Gli insulti personali, le sguaiataggini da angiporto che le venivano rivolti ogni volta che questa illustre italiana solcava l’emiciclo per sedere sul suo scranno e votare i provvedimenti del governo Prodi.
Attorno a lei i giornali berlusconiani e di destra crearono un clima di odio così diffuso che quando fu accompagnata a votare al seggio elettorale nel 2008, aveva 99 anni, alcuni elettori di destra rifiutarono di darle la precedenza in considerazione della sua età. “Faccia la fila come gli altri” le dissero. E lei la fece rifiutando anche la seggiola offertale da una scrutatrice. “Pazienza”, disse, “preferisco stare in piedi”.
Una posizione eretta, soprattutto morale, sconosciuta a Salvini e soci.
Aldo Pirone
Coautore del libro "Roma '43-44. L'alba della Resistenza"
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