Redazione
Con la visita alla sede di viale Liegi, il 3 marzo si è concluso il tour del presidente Enrico Giovannini nella Roma statistica.
Le voyage en Italie non è stato un successo, né poteva esserlo. Il refrain non ci sono soldi, ma non c’è da lamentarsi ha finito per togliere ai malcapitati dipendenti persino la speranza nel futuro.
Poco male, dato che, come dicevano i latini, de minimis non curat praetor.
Abituato a frequentare leader mondiali e premi Nobel, Giovannini non può che avere di mira altri e ben più vasti orizzonti.
Ha così sentenziato che tutto il suo impegno è quello di realizzare in Istat una rivoluzione culturale, che forse - dicono gli scettici - si comincerà a percepire solo quando lui non ci sarà più.
Ma se c'era così tanto da cambiare - si domandano in molti - perché l’uomo voluto da Brunetta sullo scranno più alto del tempio delle statistiche (che sono il fondamento della Repubblica, o no?) si ostina a lasciare al loro posto tutti i direttori? Misteri, soprattutto per quanti, nell’agosto 2009, lo hanno accolto come un messia.