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Sabato, 18 Mag 2024

Al Cnr sono trascorsi 10 anni dall’introduzione della figura dei direttori di istituto manager. Innovazione che, giova ricordarlo, ha determinato la rimodulazione dei compensi erogati incrementando la spese di management del 670%.

Ed infatti nel corso delle varie riorganizzazioni dell’Ente sono stati ritoccati anche i compensi dei direttori di istituto. Fino al 2007, agli stessi era erogata una sola indennità di 20 mila euro annui; successivamente, negli anni 2008-2012, la retribuzione era pari a fissi € 123.930,00, senza alcuna valutazione degli obiettivi raggiunti, mentre attualmente la retribuzione è di € 123.499,50 (€ 98.799,60 di parte fissa, cui sommare al massimo € 24.699,90 di retribuzione di risultato).

La somma oggi corrisposta è pari al 88% di quella erogata ai direttori di dipartimento e comprende una parte variabile, nel massimo del 20%, da attribuire in base a criteri e modalità stabilite dal Cda. Il compenso corrisposto ai direttori di dipartimento è, a sua volta, pari al 88% di quello spettante al Presidente dell’Ente e comprende una parte variabile nella misura massima del 20% (delibera dal CdA il 27 febbraio 2013 n. 16/2013).

Insomma, nell’attuale previsione, i compensi delle direzioni di dipartimento e di istituto sono parametrizzati al compenso del Presidente che, com’è noto, è stabilito con decreto del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

Allo stato, dunque, la retribuzione degli incarichi di direzione di istituto è indipendente dalla complessità organizzativa e scientifica delle singole strutture, che nell’Ente sono molto varie. La mancata differenziazione della retribuzione in funzione della complessità dell’incarico stesso sarebbe un’evidente discrasia rispetto a quanto previsto per i dirigenti di seconda fascia del Cnr. Per questi ultimi vi è una suddivisione in tre fasce (alta, media, bassa), con conseguente diversa retribuzione. Le fasce degli incarichi sono, peraltro, stabilite in funzione della complessità e della difficoltà dell’incarico dirigenziale ricoperto.

L’argomento dei compensi dei direttori di istituto è certamente spinoso e di esso più volte si è occupato Il Foglietto. Il 23 gennaio scorso, anche il CdA in carica dell'ente di piazzale Aldo Moro, presieduto da Massimo Inguscio, ha affrontato la questione della rimodulazione dei compensi annui attraverso una differenziazione della quota di retribuzione fissa in tre fasce, funzionali alla classificazione attribuita ad ogni singolo istituto. La quota variabile massima, erogabile a titolo di retribuzione di risultato, potrebbe anch’essa subire variazioni.

Le nuove fasce prevedono € 97.705,83 annui lordi, per la fascia A; € 80.482,63 annui lordi, per la fascia B; € 70.554,68 annui lordi, per la fascia C.

La classificazione attribuita agli istituti di ricerca, che di conseguenza determinerà il compenso dei rispettivi direttori, avverrà sulla base di quattro criteri (tre quantitativi ed uno qualitativo). Tra i possibili pesi vi sono: la complessità organizzativa; il numero del personale; il numero dei progetti e l’entità delle risorse finanziarie gestite; l’attività scientifica svolta dall’istituto.

Al temine di tale processo, se mai vedrà la luce, è possibile ipotizzare risparmi per 2 milioni di euro annui, auspicabilmente da attribuire ai ricercatori, per condurre quelle attività scientifiche al palo, a causa dell’assenza di trasferimenti di fondo ordinario alla rete.

Quanto sia immediatamente applicabile il nuovo modello retributivo ai direttori in carica, titolari - come noto - di contratto di diritto privato, è tutto da verificare, a meno che, oltre alla revisione delle retribuzioni, il CdA non riorganizzi anche la rete scientifica, creando, in questo caso, nuovi istituti e, quindi, nuove direzioni.

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