Redazione
La lunga e estenuante partita per la nomina del direttore generale dell’Istat (la poltrona è vacante da maggio del 2009), rinviata per nebbia.
Tutto era pronto venerdì scorso per incoronare il nuovo numero due di via Balbo. Il Consiglio dell’ente statistico era stato convocato appositamente per le ore 14, quando il presidente Giovannini, dopo aver relazionato sulla procedura seguita, avrebbe proposto una terna di nomi dai quali lo stesso Consiglio ne avrebbe scelto uno, così ponendo fine a un vero e proprio tormentone.
Ma a impedire la conclusione dell’iter è stato proprio il Consiglio, che non ha potuto deliberare per mancanza del numero legale, mandando così deserta la seduta.
Il consesso è stato disertato dalla maggioranza dei consiglieri che, prossimi all’uscita di scena con l’entrata in vigore del regolamento di riordino dell’ente, hanno evidentemente voluto lasciare proprio a Giovannini la responsabilità della nomina. Infatti, col nuovo regolamento, che oltre a ridurre il numero dei componenti del cda rafforza i poteri del presidente, la nomina del direttore generale verrà fatta direttamente dallo stesso presidente, che ne darà semplice comunicazione al Consiglio.
Ora, però, tutto rischia di finire alle calende greche, dal momento che l’attuale Consiglio (10 componenti), con l’entrata in vigore del nuovo regolamento, verrà sciolto, per essere rimpiazzato da un altro composto da 7 membri.
Non essendo tale operazione di rapida effettuazione, l’ordinaria amministrazione dell’Istat, in attesa, verrà affidata a un commissario (che con ogni probabilità sarà l’attuale presidente).
Durante il periodo di transizione dal vecchio al nuovo assetto, il commissario non potrà effettuare nomine di vertice.
Per conoscere il nome del nuovo direttore generale dell’Istat bisognerà dunque attendere che si diradi la fitta nebbia che da tempo avvolge l’ente di via Balbo.
Una vera iattura, alla vigilia del più importante impegno istituzionale dell’istituto: i censimenti generali.