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Venerdì, 03 Mag 2024

La rivista Cancer Research ha recentemente pubblicato i risultati della ricerca svolta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Siena, guidato dalla professoressa Cosima Baldari.

La ricerca, realizzata con il sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), spiega come nella leucemia linfatica cronica (LLC) le cellule abbiano ottimizzato i sistemi per prolungare la loro permanenza negli organi linfoidi, aumentando in questo modo le opportunità di sopravvivenza.

“I linfociti sono cellule del sistema immunitario deputate alla difesa sia da aggressori esterni che interni – ha spiegato la professoressa Baldari, che ha aggiunto – Più volte al giorno queste cellule lasciano il sangue per entrare nelle centrali operative degli organi linfoidi, come tonsille e linfonodi, alla ricerca di segni di presenza di tali aggressori. Nelle leucemie, dove proprio i linfociti sono trasformati, le cellule neoplastiche sfruttano questo traffico ciclico attraverso gli organi linfoidi per assicurarsi la longevità. Capire i meccanismi che regolano questo importante processo, e in particolare i 'semafori' che regolano il traffico in entrata e in uscita, può contribuire a individuare strategie innovative per promuovere la morte delle cellule leucemiche”.

La ricerca ha evidenziato come le cellule LLC aumentano i recettori dei segnali che li guidano all'interno degli organi linfoidi, riducendo contemporaneamente quelli per i segnali che ne promuovono l'uscita. Il risultato è uno stallo del traffico in cui le cellule hanno il semaforo verde in entrata, ma bloccato sul rosso per l'uscita.

Come conseguenza, i linfociti leucemici rimangono intrappolati negli organi linfoidi, dove non solo ricevono segnali di sopravvivenza ma sono protetti dall'azione dei farmaci.

“Questa situazione di stallo – ha concluso la professoressa Baldari - viene sbloccata dall'ibrutinib, un nuovo farmaco attualmente utilizzato in combinazione con un agente chemioterapeutico convenzionale per il trattamento della LLC. Ripristinando il semaforo verde in uscita, le cellule leucemiche son costrette a lasciare l'ambiente protetto degli organi linfoidi entrando in circolo, dove possono essere colpite dai farmaci citotossici”.

Il gruppo della professoressa Baldari ha, inoltre, recentemente identificato, usando modelli cellulari, un nuovo macchinario molecolare coinvolto nel processo di attivazione linfocitaria. Nell'ambito di una collaborazione internazionale che vede coinvolti l'Istituto Curie di Parigi e l'Università del Massachusetts negli Usa, il gruppo senese ha dimostrato l'importanza di questo macchinario nello sviluppo della risposta immunitaria in vivo. Questo risultato, ottenuto con un finanziamento Telethon e pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences Usa, pone le premesse per la ricerca mirata del difetto genetico nelle immunodeficienze congenite.

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