La notizia dello straordinario evento è stata diffusa dall’Ufficio stampa del Parco Natura Viva di Bussolengo: l'unica gipeta italiana, nata la scorsa primavera nello stesso Parco, è stata reintrodotta in natura quest'anno in Francia, dove nei giorni scorsi ha spiccato il suo primo volo.
Insieme allo staff, che l’ha seguita e allevata, la gipeta ha dovuto affrontare un viaggio di più di mille chilometri prima di raggiungere i massicci della Francia centro-meridionale ed essere rilasciata.
Insieme a lei, tre “vicini di nido”: un gipeto nato in un centro di riabilitazione in Bulgaria e due dallo zoo di Berlino.
Nei giorni che hanno preceduto l’involo, il rapace, al quale è stato dato il nome di Eglazine, ha mangiato e bevuto regolarmente, ha avuto cura del proprio piumaggio e si è esercitato fino a raggiungere i 150 battiti d’ali al giorno. Poi, dopo circa un mese dal momento in cui è stata posta sul nido di roccia, la gipeta per 30 secondi ha volato nel cielo del Parc naturel régional des Grand Causses, spiccando il suo primo volo nei cieli d’Europa.
Spetterà, ora, a Eglazine e ai suoi conspecifici, contribuire a formare un nucleo di gipeti in grado di fare da ponte alle popolazioni che vanno formandosi a occidente in Spagna e a oriente sull’arco alpino, grazie alle reintroduzioni in natura del progetto europeo LIFE Gypconnect.
Ventuno esemplari in questo tratto di cielo, solo nel 2019: per il gipeto, l’avvoltoio più grande d’Europa, si tratta dell’unica speranza di ricomparire nel Vecchio Continente dopo la persecuzione dell’uomo, che lo aveva persino estinto in Italia sui primi del secolo scorso.
La sua specie in Italia è "in pericolo critico" di estinzione, secondo l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), e proprio per seguirne l’evoluzione e per tracciarne gli spostamenti, Eglazine ha ricevuto l’applicazione del gps, l’anello identificativo con la sigla ET e lo scolorimento delle penne remiganti, utili a indicare agli osservatori a terra che si tratti di un esemplare reintrodotto.
Ora, da gipeta libera, dovrà far ricorso a tutto il bagaglio di competenze che ha potuto apprendere durante i primi tre mesi di vita dalla sua mamma, affinché possa svolgere il ruolo di “spazzino” della natura che le è riservato: una funzione preziosissima per l’equilibrio di questi ecosistemi, che affida agli avvoltoi il compito di ripulire gli ambienti dagli animali morti, impedendo la diffusione di malattie e contagi e consentendo alla natura di dotarsi di vere e proprie “sentinelle della salute”.