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Mercoledì, 16 Ott 2024

Per i fiumi la temperatura dell'acqua è un fattore d'importanza straordinaria. Un po’ come per noi: a 36,5° stiamo bene, ma un aumento di "soli" 4 gradi significa stare malissimo e con un solo grado in più, a 41 gradi e mezzo rischiamo di morire.

Il riscaldamento delle acque provoca una diminuzione molto consistente del tenore di ossigeno disciolto, quello molecolare che respiriamo anche noi. L'ossigeno si scioglie in acqua in funzione della temperatura: solo acque fresche sono ben ossigenate. Le acque dei fiumi si riscaldano e possono contenere sempre meno ossigeno a causa delle ondate di calore che ci procura la crisi climatica, che oggi agiscono su portate ridotte o ridottissime che facilitano QUEL riscaldamento intenso e rapido. C'è quindi anche un problema di eccesso di captazioni soprattutto per mala gestione e per i sistemi obsoleti e dissipativi di irrigazione delle colture agricole.

La vegetazione fluviale svolge un ruolo importantissimo nel mantenere fresche le acque: produce ombra ma, soprattutto, con l'elevatissima traspirazione sottrae energia (calore) dal suo intorno e attraverso il vapore lo trasferisce in alto, negli strati freddi dell'atmosfera ove si ha condensazione e ricaduta a terra delle goccioline. Così quella vegetazione (inclusi i canneti) regola il clima, allontana il calore e conserva a lungo l'acqua sulla terra.

Sotto la vegetazione di un fiume godiamo di molto fresco. La natura agisce senza fretta, lentamente, al contrario del paradigma sviluppista e utilitaristico di cui ho scritto nella prima puntata. Quando le temperature delle acque fluviali arrivano, in pochissimo tempo, a superare 27°, la vita fluviale entra in sopravvivenza. Se la cosa aumenta o perdura il fiume muore. I fiumi surriscaldati muoiono per asfissia nelle caldi notti d'estate, anche se privi di inquinamento. Di notte, infatti, entro l'alveo cessa la fotosintesi e sono attivi solo fenomeni di respirazione che esauriscono quel poco di ossigeno che l'acqua calda può contenere disciolto.

Non muoiono solo i pesci, come leggiamo dai media, ma tutta la vita superiore: larve e ninfe d'insetti (effimere, libellule, plecotteri, tricotteri, coleotteri, ditteri ...), crostacei, sanguisughe, vermi, eterotteri, che sono cibo per i pesci, anfibi, uccelli acquatici. ...Muore anche la sterminata, infinita quantità di vita microbica. E' la morte di un ecosistema, crollo del potere autodepurativo.

Soprattutto quando il fiume va in asciutta, l'evento per molti versi produce danni IRREVERSIBILI perché gli organismi a vita acquatica obbligata non potranno tornare, né sappiamo cosa è scomparso per poter ricolonizzare almeno in parte quegli ambienti complessi e delicatissimi.

OGNI "RIPULITURA" DELLE SPONDE FLUVIALI DALLA PROPRIA VEGETAZIONE E' UN ATTO IGNORANTE, ANTIECOLOGICO, AGGRAVANTE DELLA CRISI IDRICA E CLIMATICA. COSI' COME LE REGOLAZIONI ARTIFICIALI DEGLI ALVEI E DELLE SPONDE, LE CEMENTIFICAZIONI, GLI SBARRAMENTI.

(2-continua)

Giovanni Damiani
Vice Presidente Nazionale di Italia Nostra
Già Direttore di Anpa e Direttore tecnico di Arta Abruzzo
facebook.com/giovanni.damiani.980
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