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Lunedì, 29 Apr 2024

TTIPLEAKSDicevano di avere le migliori intenzioni, di voler creare un'area di libero scambio per 850 milioni di persone e più di uno ci ha creduto. Qualcun altro ha cominciato a dubitare quando Obama ha dichiarato che il vero scopo era depotenziare la Cina nel mercato mondiale, e i dubbi sono divenuti certezze quando si è imposto il segreto sul testo del negoziato e si sono volute tenere fuori dalla discussione le aule parlamentari.

Parliamo dei negoziatori del Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), il trattato transatlantico di libero scambio tra Usa e Ue.

I soliti “maligni” ci hanno visto, la ripetizione dei Trattati dell'Unione europea che hanno smantellato diritti ottenuti con anni e anni di lotte, un livellamento al ribasso della legislazione europea e quando, qualche giorno fa, Greenpeace Olanda ha pubblicato su www.ttip-leaks.org i testi segreti del negoziato, ne hanno avuto la conferma. Si tratta proprio di una ulteriore erosione dei diritti acquisiti in materia di tutela dell'ambiente e della salute, dei diritti dei consumatori.

Innanzitutto, manca ogni riferimento alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions), stabilita nel 1947 con il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) - l'Accordo generale sulle tariffe e il commercio promosso dalle Nazioni unite nel dopoguerra e, poi, sfociato nella World Trade Organisation (WTO) – che permette agli stati di regolare il commercio in modo tale da proteggere la vita di tutti gli essere viventi.

Una conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che obiettivo unico del Ttip è il profitto.

Non si fa alcun riferimento al contenimento del surriscaldamento globale. Quindi le regole sul commercio che andranno a stabilirsi saranno un'altra mina per gli Accordi sul Clima, sottoscritti a Parigi nei mesi scorsi. E non basta, non si fa alcun riferimento al principio di precauzione, previsto nel Trattato UE, secondo il quale un prodotto potenzialmente pericoloso può essere ritirato dal mercato se non ne è provata scientificamente la sicurezza. Dagli appunti pubblicati si evince che, gli americani hanno ribadito che le sostanze pericolose vanno trattate, piuttosto che evitate, e chiedono di bypassare la legislazione europea volta alla prevenzione e al controllo di molte sostanze pericolose.

Se i deputati europei avevano potuto prendere visione, in stanze chiuse e guardati a vista senza potersi avvalere di consulenti, solo di parte dei documenti pubblicati nei giorni scorsi da Greenpeace, per le associazioni dei cittadini il testo era secretato. Entrambi non avevano alcun accesso ai tavoli di negoziazione, viceversa le lobby imprenditoriali c'erano e chiedevano a gran voce una totale deregulation del commercio rispetto alle normative europee, nonché di partecipare ai futuri processi decisionali dell'Unione. Una presenza quella delle grandi imprese quasi taciuta nell'unico rapporto pubblico reso noto dall’UE.

Meccanismi che richiamano alla mente un governo del mondo, che si vuole sempre più nelle mani di un'oligarchia imprenditoriale che per garantire i propri interessi passa sulla vita e sulla salute delle persone e distrugge l'ambiente.

Non vorremmo etichettare gli Usa con il termine, ormai desueto, di imperalisti, sta di fatto però, che se il Trattato passasse, così come chiedono gli americani, il Parlamento europeo sarebbe praticamente esautorato, perché ogni nuova normativa andrebbe sottoposta a Washington e, persino i governi dei singoli stati, in caso di divergenze, sarebbero chiamati dalle aziende ad arbitrati internazionali. Al contempo, si vorrebbe limitare considerevolmente il peso della Cina nel commercio mondiale nonostante anch'essa faccia parte del Wto, perciò Obama ha già sottoscritto un trattato analogo con le altre potenze asiatiche il Trans Pacific Partnership (Tpp).

Accordi al ribasso. Francamente, da un accordo Usa-Ue ci si sarebbe aspettati, se proprio si voleva far qualcosa in chiave anti cinese, una difesa della qualità e della salubrità dei prodotti immessi in commercio, delle eccellenze alimentari, una difesa dell'ambiente, dei diritti dei lavoratori e dei consumatori.

Ma gli interessi forti sono su entrambe le sponde dell'Atlantico. Se gli americani insistono per esportare i prodotti agricoli contenenti Ogm e per cancellare la denominazione d'origine dei prodotti alimentari, gli europei chiedono minori vincoli nell'esportazione di auto (si pensi alla normativa Usa sulle emissioni che ha portato sul banco degli imputati Volkswagen), la regolamentazione dei mercati finanziari e l'accesso agli appalti pubblici in America, oggi limitato dal Buy American Act, che impone al governo e alle agenzie pubbliche di preferire prodotti e società Usa.

Una partita di cui il commercio è solo la parte minore, perché in ballo ci sono tutte le disposizioni europee su agroalimentare, ambiente, mercato del lavoro, proprietà intellettuale e servizi finanziari.

Due milioni di europei hanno firmato una petizione che chiede di fermare le trattative e sabato 7 a Roma, alle 14 in piazza della Repubblica si terrà una manifestazione nazionale per chiedere di bloccare il negoziato.

Ricordiamo ai negoziatori del Ttip quanto ha scritto Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato si' "rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri”.

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